ultimora

Parigi sta stretta: Lavezzi rivuole l’Italia: “Quando va bene sei una Ferrari, ma…”

Ha scelto la Francia ancora prima di Ibrahimovic e Cavani, ma adesso Ezequiel Lavezzi non sembra più soddisfatto del PSG. L’ex attaccante del Napoli è molto indietro nelle gerarchie di Laurent Blanc e con l’arrivo di Di Maria le...

Alessandro De Felice

Ha scelto la Francia ancora prima di Ibrahimovic e Cavani, ma adesso Ezequiel Lavezzi non sembra più soddisfatto del PSG. L'ex attaccante del Napoli è molto indietro nelle gerarchie di Laurent Blanc e con l'arrivo di Di Maria le cose sono destinate a peggiorare. L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport ricostruisce il passaggio del "Pocho" da Napoli a Parigi, spiegando come l'argentino non si sia mai realmente staccato da quel pezzo d'Italia che gli ha donato notorietà e soddisfazioni professionali:"Quella di Lavezzi a Parigi è la storia dell’incompreso. O anche dell’incompiuto. Quella di un giocatore arrivato come una rock star, tre anni fa, facendo da apripista ai pesi massimi Ibrahimovic e Thiago Silva, giunti poco dopo. In panchina però c’era Ancelotti che su di loro costruì il primo scudetto dell’era Qatar. Con l’arrivo di Blanc per Lavezzi è iniziato un lento ma inesorabile declino che l’ha spinto fino alla possibile uscita. Anche perché per il Pocho si prospettava un’annata da panchinaro, chiuso paradossalmente dall’amico Di Maria, ultimo acquisto kolossal dell’emiro. CLAN In fondo però il giorno dello sbarco all’aeroporto Charles de Gaulle, nell’estate 2012, non c’erano folle di tifosi ad attenderlo. Anzi, del Psg, solo uno, lì per caso. E tre del Napoli che si fecero un selfie, mettendogli al collo la sciarpa partenopea perché a Napoli il Pocho non l’hanno mai dimenticato. Quasi a garantire il copyright su un giocatore pagato trenta milioni, ma che non ha mai dimenticato l’Italia. Anzi: in spogliatoio, Lavezzi è rimasto affiliato al clan più italiano di Verratti, Sirigu, Pastore, Cavani e Ibrahimovic. Tra i luoghi di ritrovo prediletti, la pizzeria Posillipo, in pieno quartiere latino. Quando non privatizzava il ristorante argentino Volver. Magari per non fare la coda in quelli francesi, lui abituato ad essere trattato come un re a Napoli, la città che lo ha lanciato in Italia. Ma nell’ultima annata parigina, Lavezzi si è dovuto accodare pure nelle gerarchie di Laurent Blanc con cui ha rotto a fine dicembre, non presentandosi al ritiro invernale a Marrakech (quello in cui poi fu disputata un’amichevole contro l’Inter). E il tecnico non ha perdonato, mettendolo fuori rosa, insieme all’altro ritardatario Edinson Cavani, per un paio di settimane. L’Inter già allora tentò di inserirsi, ma la trattativa si arenò. In ogni caso si trattava dell’apice di una serie di incomprensioni indotte dalla tendenza di Blanc a usarlo come jolly, preferendogli Lucas o Pastore nel tridente. E, mediaticamente parlando Lavezzi, è rimasto etichettato come il solito festaiolo. Inevitabile quando lui stesso, nei primi mesi parigini dopo essere stato pizzicato in qualche locale notturno della Ville Lumière dichiarò: «Se c’è da fare festa, non mi tiro indietro».  In realtà, Ezequiel Lavezzi finalista mondiale e della Copa America in Francia è stato costante sul piano contabile, sempre insufficiente però agli occhi di Blanc: 11 reti il primo anno, 12 il successivo, 9 nell’ultima stagione (cifre che sono molto simili a quelle toccate proprio a Napoli). Fra queste reti è incluso il gol che ha formalizzato l’ultimo scudetto a Montpellier (1-2). Un po’ come aveva fatto l’anno prima, con una rete nella giornata dei festeggiamenti. Ma Lavezzi è anche uomo pragmatico che in una delle sue rare interviste francesi spiegava: «Quando tutto va bene ti paragonano a una Ferrari, quando le cose vanno male diventi una macchina usata». Ma l’usato sicuro, a volte, può essere un affare. Certamente il Pocho ama Milano: più volte, in alcune giornate libere, ha fatto visita al capoluogo lombardo e non è un segreto che proprio Milano sia fra le città preferite, anche per la moda. Più volte è stata ipotizzata la sua partenza in direzione nerazzurro: sarà la volta buona?