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Parolo: “Inter-Juve pesa di più per Inzaghi. Ho un debole per Mkhitaryan”

Marco Astori Redattore 
Marco Parolo, ex centrocampista e oggi commentatore, ha analizzato così Inter-Juve di domenica sera: le sue parole

Marco Parolo, ex centrocampista e oggi commentatore, ha analizzato a Tuttosport così Inter-Juve di domenica sera, partendo dal centrocampo: «I nerazzurri hanno un reparto molto forte, tecnicamente superiore. Ma credo che i bianconeri abbiano le caratteristiche giuste per dar loro fastidio, lo testimoniano gli ultimi precedenti: Rabiot ha sempre fatto soffrire Barella, McKennie ha un’intensità che dà noia».

Se dovesse assemblare una linea a tre potendo attingere da entrambe le rose, chi schiererebbe?

«Quasi scontato rispondere i tre dell’Inter, anche perché ho un debole per Mkhitaryan. Ma, alla fine, metterei Rabiot insieme a Calhanoglu e Barella».

Rabiot è esploso sotto le cure di Allegri, Calhanoglu è stato reinventato da Inzaghi: quanto c’è dei due allenatori in questa sfida nella sfida a centrocampo?

«Tantissimo, basti pensare a quanto sono stati voluti. Inzaghi chiamava Calhanoglu tutti i giorni per portarlo all’Inter, Allegri si è impuntato su Rabiot quando pareva a un passo dall’addio. La stima del tecnico fa la differenza quanto le intuizioni tattiche, come quella che ha ricollocato il turco. Per Inzaghi non è una novità: ricordo bene come ha esaltato Luis Alberto arretrandolo a mezzala…».


Poche ore al derby d’Italia, pochi mesi all’Europeo: a che punto della carriera sono Barella e Locatelli?

«Barella si è ormai preso la scena internazionale, dopo aver sollevato trofei e disputato una finale di Champions: oggi ha la maturità e la totalità del giocatore di livello assoluto. Locatelli, invece, quest’anno sta facendo uno step importante: è sempre più leader, sta prendendo per mano il reparto. E, da palleggiatore, sta evolvendo a grande incontrista: occupa sempre le linee di passaggio giuste. Ci vedo molto di Allegri e di Magnanelli in questo».

La prima alternativa per l’Inter si chiama Frattesi, per la Juve è il 20enne Miretti: la profondità, in mezzo al campo, può influire?

«Non per forza, perché la Juventus ha giocatori che hanno dimostrato di reggere i 90’. E Frattesi non si è ancora inserito pienamente nei meccanismi: quando fa bene, per lo più, lo fa a livello individuale, con inserimenti e strappi».

Non solo centrocampo: difese impermeabili e attacchi appuntiti, dove si deciderà la sfida?

«Dico sugli esterni: da una parte c’è Dimarco riposato dopo l’ultima panchina, dall’altra Cambiaso che è tatticamente intrigante».

Ma per una delle due squadre questo scontro diretto pesa un po’ di più?

«Sicuramente per l’Inter, che all’andata a Torino ha dimostrato di avere grande rispetto della Juventus e che ha vissuto con sollievo il recente pareggio bianconero con l’Empoli. Allegri ha avuto la forza di meritarsi questa sfida, ma non ha l’obbligo dello scudetto. Per i nerazzurri, al terzo tentativo con Inzaghi, sarebbe quantomeno la ciliegina…».


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