Poche ore al derby d’Italia, pochi mesi all’Europeo: a che punto della carriera sono Barella e Locatelli?
«Barella si è ormai preso la scena internazionale, dopo aver sollevato trofei e disputato una finale di Champions: oggi ha la maturità e la totalità del giocatore di livello assoluto. Locatelli, invece, quest’anno sta facendo uno step importante: è sempre più leader, sta prendendo per mano il reparto. E, da palleggiatore, sta evolvendo a grande incontrista: occupa sempre le linee di passaggio giuste. Ci vedo molto di Allegri e di Magnanelli in questo».
La prima alternativa per l’Inter si chiama Frattesi, per la Juve è il 20enne Miretti: la profondità, in mezzo al campo, può influire?
«Non per forza, perché la Juventus ha giocatori che hanno dimostrato di reggere i 90’. E Frattesi non si è ancora inserito pienamente nei meccanismi: quando fa bene, per lo più, lo fa a livello individuale, con inserimenti e strappi».
Non solo centrocampo: difese impermeabili e attacchi appuntiti, dove si deciderà la sfida?
«Dico sugli esterni: da una parte c’è Dimarco riposato dopo l’ultima panchina, dall’altra Cambiaso che è tatticamente intrigante».
Ma per una delle due squadre questo scontro diretto pesa un po’ di più?
«Sicuramente per l’Inter, che all’andata a Torino ha dimostrato di avere grande rispetto della Juventus e che ha vissuto con sollievo il recente pareggio bianconero con l’Empoli. Allegri ha avuto la forza di meritarsi questa sfida, ma non ha l’obbligo dello scudetto. Per i nerazzurri, al terzo tentativo con Inzaghi, sarebbe quantomeno la ciliegina…».
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