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Parolo: “Pioli più allenatore di Inzaghi ma Simone merita di vincere. Caicedo? Scommetto…”

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Intervistato da Tuttosport, l'ex Lazio Marco Parolo ha parlato così di Simone Inzaghi e di Stefano Pioli in vista del derby

Matteo Pifferi

Intervistato da Tuttosport, l'ex Lazio Marco Parolo ha parlato così di Simone Inzaghi e di Stefano Pioli in vista del derby:

Marco, quello di sabato per lei è il derby del cuore: chi scegli tra Inzaghi e Pioli?

«L’allenatore perfetto sarebbe un mix dei due perché, per caratteristiche, si completerebbero bene. Inzaghi è ancora un... giocatore-allenatore, come dimostra anche quanto detto da Dzeko (“Simo è uno di noi”, ndr) al termine della gara con il Venezia. Questo gli permette di creare un legame fortissimo con i suoi ragazzi che lo ripagano dando tantissimo in campo. Pioli è più allenatore, un allenatore che al Milan è cresciuto tanto facendosi rispettare per le proprie idee. Uno, Pioli, dà più un’idea di precisione; l’altro, Inzaghi, riesce a trasmettere un’energia diversa: il fatto che le sue squadre non mollino mai è dovuto anche al suo dimenarsi in panchina».

Cosa le ha insegnato Pioli?

«Pioli è un allenatore molto propositivo e mi ha fatto crescere tanto a livello tattico. Con lui, nel 2014-15, ho fatto la mia annata migliore segnando dieci gol solo in campionato».

E Inzaghi?

«Lui è un maestro nel gestire il gruppo anche grazie al suo essere molto istintivo. Il meglio lo dà proprio quando agisce di pancia e riesce a toccare quelle corde interne che fanno sì che tu dia tutto per lui».

In cosa sono cambiati rispetto a quando li ha conosciuti?

«Pioli ha aumentato la sua leadership perché le esperienze passate gli hanno insegnato tanto. Mentre Inzaghi si è evoluto negli anni, ha saputo cogliere le novità che ha proposto il mondo del calcio e le ha fatte sue cercando di completare il proprio gioco. Non è un caso che, ogni anno, le sue squadre aggiungano qualcosa a livello tattico».

Pioli è sempre stato definito “Normal One”, ma a lui la definizione proprio non piace. Cosa ne pensa?

«Che ha ragione, perché lui è un signor allenatore che mette tanto del suo nelle squadre che dirige. E lo sta dimostrando al Milan».

Riesce pure a trovarlo un difetto a Pioli e Inzaghi?

«Se proprio dobbiamo... Direi che il pregio di uno può essere il difetto dell’altro. Pioli a volte potrebbe lasciarsi un po’ più andare, essere più istintivo. Inzaghi invece a volte è troppo istintivo, il che può portarlo a essere un po’ meno razionale. Però stiamo parlando di sottigliezze...».

Come affrontavano il derby a Roma?

«Pioli cercava di capirlo e viverlo insieme alla squadra anche perché era nuovo di Roma; Inzaghi, avendo giocato nella Lazio, sentiva questa pressione e sapeva cosa comportava all’estremo vincere o perdere un derby. Pioli l’ha dovuto imparare, come l’ho imparato io che arrivavo da un’altra realtà».

Qual è il derby che si porta nel taschino dei ricordi?

«I due di semifinale in Coppa Italia che ci hanno permesso di giocare la Supercoppa quando ho vinto il mio primo trofeo con la Lazio».

Cosa può aggiungere Caicedo all’Inter?

«La grandissima capacità che ha nell’entrare in partita ed essere decisivo. Sono pronto a scommettere che da qui a fine stagione ci saranno tre-quattro gare dove ci sarà bisogno di lui per trovare il risultato contro squadre chiuse».

A Inzaghi il mercato ha portato in regalo pure Gosens.

«Credo che questi acquisti siano stati anche un premio per riconoscere quanto fatto da Inzaghi in questa prima parte della stagione e, più in generale, un segnale forte dato dal club alla concorrenza: l’Inter, prendendo Gosens e Caicedo, ha dimostrato di non volersi accontentare di essere prima in classifica e agli ottavi di Champions. Tornando a Gosens, è un giocatore che Simone ha sempre amato, è perfetto per il suo gioco e credo che il tedesco abbia trovato in Inzaghi l’allenatore giusto per valorizzare al massimo le sue qualità».

Il Milan è rimasto fermo sul mercato: scelta giusta?

«Il Milan è fuori dalla Champions e ha già una rosa ampia per affrontare una partita a settimana. Se il livello della rosa è alto, è un problema essere in troppi perché poi non è facile mantenere tutti in condizione. Alla Lazio, per esempio, le annate migliori con Pioli e Inzaghi le abbiamo avute quando non avevamo le coppe oppure eravamo usciti presto dall’Europa».

Pioli ha detto che il derby farà da spartiacque per il Milan.

«Condivido in pieno la sua analisi, al solito lucidissima: se il Milan vincerà il derby, può lottare veramente per lo scudetto; altrimenti dovrà iniziare a guardare alle spalle. Per l’Inter invece questo è il secondo set point: il primo l’ha vinto diventando campione d’inverno, ora può mettere un solco tra lei e uno dei principali avversari per lo scudetto».

Chi con Dzeko: Lautaro o Sanchez?

«Lautaro solo se è al 100%, altrimenti Sanchez che ha dato delle garanzie importanti a Inzaghi nelle ultime gare».

Ibra o Giroud?

«A me il Milan piace con Rebic centravanti perché ha più ritmo. Se Rebic non sta bene, dico Ibra».

Qual è la chiave della partita?

«Mi affascina il duello tra Dumfries e Theo Hernandez per quanto è cresciuto l’olandese e per quanto Theo sia l’arma spacca-partite del Milan».

Parolo, per chiudere: sabato come finisce?

«È una partita da tripla. Se devo guardare al bene del campionato, direi Milan. Se penso a quanto mi ha dato Inzaghi negli ultimi cinque anni, direi Inter perché Simone è avanti e merita di vincere il primo scudetto da allenatore».

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