LEGGI ANCHE
Così parlò, proprio al nostro giornale, Javier Zanetti. Era il 6 febbraio 2023 e le sue parole suonano alquanto attuali pure oggi. Lui, icona dell’interismo ma pure del calcio mondiale (1114 partite ufficiali disputate, 858 delle quali in nerazzurro), esempio di correttezza in campo e fuori dal campo (pure con i giornalisti: praticamente un panda nel calcio attuale), prima che l’Inter iniziasse a collezionare trofei, disse no a Real Madrid (soprattutto), Manchester United e pure al Barcellona. E mai - lo sa bene l’avvocato Filippo Cavadini, suo storico procuratore - è andato a batter cassa quando c’era da firmare un rinnovo di contratto con l’Inter. Lautaro Martinez, che è a Milano anche grazie a Zanetti, - visto quanto detto poco prima di alzare, in qualità di capitano dell’Inter, la Coppa per lo scudetto - ha mostrato di doverne fare ancora di strada per avvicinare Pupi che mai, davanti ai microfoni, ha detto una cosa fuori posto e mai avrebbe anteposto il suo, di interesse, a quello del club. Zanetti è inarrivabile, d’accordo, ma avere davanti a sé esempi come lui - tra l’altro, da vicepresidente, è spesso presente agli allenamenti in Pinetina - dovrebbe insegnare a Lautaro il fatto che essere capitano dà onori ma pure oneri. Tra questi c’è pure quello di fare un passo indietro in nome della Ragion di Stato. E domenica contava l’Inter, non il suo contratto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA