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Pastore in pressing per lasciare Parigi. L’Inter ci proverà, ma solo in prestito

L'argentino vuole lasciare il Psg e fare ritorno in Italia. L'Inter è bloccata e può solo fare un affare in prestito

Andrea Della Sala

Il mercato invernale per l'Inter non sarà per niente semplice. Da una parte servirebbe qualche innesto per blindare l’indispensabile piazzamento Champions, dall’altra ci sono l’esigenza di rispettare il fairplay finanziario e gli input di Pechino, certificati dal documento che lo stesso club ha inviato ai sottoscrittori del bond da 300 milioni appena emesso e in cui si parla di «regolamentazioni del governo cinese sugli investimenti all’estero che potrebbero limitare la quantità di investimenti di Suning nell’Inter». Ecco perché Ausilio e Sabatini stanno monitorando tante situazioni, ma quelle che portano ai top player sono complicate, se non quasi impossibili. Non bastasse la difficoltà di trattare con club che hanno un fatturato ben maggiore di quello nerazzurro (che pure è in crescita), il vero nodo è quello degli ingaggi. Senza dimenticare che l a pedina di scambio Joao Mario dovrebbe uscire per 30 milioni per evitare minusvalenze.

Il primo nome sul taccuino di Ausilio e Sabatini continua a essere quello di Javier Pastore. Quest'operazione, però, si potrebbe fare solo in prestito. Di sicuro, quella di mercoledì contro il Caen è stata una serata carica di emozioni e malinconia per l’ex Palermo. Anche perché la voce di un suo possibile addio anticipato si è propagata prima del fischio d’inizio, soprattutto sugli spalti da dove sono partiti cori in suo onore, con gli ultrà del Psg che lo esortavano a restare: «I tifosi – ha detto il giocatore a fine partita – misono sempre stati vicini. La verità è che è sempre una scelta difficile partire, loro mi vogliono bene e io li adoro». Dichiarazione cui va aggiunta quella al termine del primo tempo («Non so cosa succederà, ormai vivo alla giornata, non so che farò domani. Intanto penso al campo») ma anche quella del tecnico Emery: «Javier lavora bene, sono contento di averlo».

(La Gazzetta dello Sport)

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