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CdS – Sempre e comunque pazza Inter: via da Lisbona con rammarico

Matteo Pifferi Redattore 

"Eppure, per molti, quella di ieri sera, era un’occasione. E qualcuno se l’è giocata male almeno per un tempo", spiega il CorSport

"Sempre e comunque, pazza Inter. Solo così si può definire una squadra capace di prendere 3 gol in poco più di mezz’ora, dando l’impressione di essere allo sbando, per poi pareggiare già a metà ripresa, rischiando perfino di vincere con il clamoroso incrocio colto da Barella in pieno recupero. Il rammarico è che con i tre punti, visto che il Salisburgo ha fermato la Real Sociedad, la banda di Inzaghi avrebbe avuto due risultati su tre nell’ultimo match con gli spagnoli per arrivare prima nel girone". Apre così l'articolo del Corriere dello Sport in merito alla nottata pazza di Lisbona dove l'Inter, sotto 3-0 per la tripletta di Joao Mario, rimonta nella ripresa salvo sfiorare la vittoria nel finale.

"Gli acciacchi, la stanchezza e il fatto che la gara cadesse in mezzo alle sfide con Juve e Napoli, oltre alla qualificazione già conquistata, hanno spinto Inzaghi a mettere in campo una squadra con un solo effettivo titolare: Acerbi. Già perché il problema, inizialmente, non sono stati i troppi cambi, ben otto rispetto a Torino, semmai il livello complessivo della formazione che ha cominciato la partita", spiega il CorSport che poi aggiunge:

"Eppure, per molti, quella di ieri sera, era un’occasione. E qualcuno se l’è giocata male almeno per un tempo. Bisseck, ad esempio, fino all'intervallo è stato un disastro. Il tedesco ha avuto responsabilità su tutti e tre i gol segnati da Joao Mario, autore di un clamoroso exploit da ex. Sul primo ha mollato inspiegabilmente Tengsted, poi abile ad appoggiare al compagno per la stoccata. Sul secondo non ha spazzato sulla prima deviazione di Rafa Silva, con il pallone sfilato poi sui piedi di Joao Mario. E sul terzo non ha tenuto la marcatura. Non è stato l’unico colpevole. Anche Asllani, ad esempio, è tornato improvvisamente quello di San Sebastian. Ha patito più di tutti il poco sostegno dei compagni – su tutti Klaassen, un vero e proprio fantasma -, ma quel pallone perso davanti all’area da cui è nato il raddoppio portoghese ha gridato vendetta".



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