Davanti Inzaghi ha perso due grandi giocatori, così il reparto si è rinnovato: il tuo giudizio?
“Tempo al tempo, è presto per sbilanciarsi. Fare a meno di Romelu e, soprattutto, Dzeko non sarà semplice: il primo è stato decisivo nella parte finale della stagione, il secondo non ha mai deluso. Per sopperire a queste due partenze tutti gli altri, e mi riferisco a Thuram, Arnautovic e Sanchez, dovranno dividersi i gol di chi non c’è più”.
A proposito di Thuram: l’impatto è stato positivo.
“Si è sbloccato anche con la Nazionale francese, il momento è favorevole. Forse in qualche occasione non è stato lucidissimo davanti alla porta e avrebbe potuto segnare qualche gol in più, ma il ‘materiale’ c’è: si muove bene, si mette a disposizione della squadra, è capace di sacrificarsi e fa le cose semplici. Ho fiducia che possa lasciare il segno”.
Sul mercato entrambe hanno cambiato molto: cosa ti ha convinto e quale aspetto ti lascia dei dubbi?
“Hanno lavorato bene, con intelligenza. Hanno saputo vendere in un certo modo, operando in entrata con strategie diverse. L’Inter ha inserito uomini importanti e anche giovani, vedi Pavard per Skriniar, il Milan ha sfruttato la cessione di Tonali per allungare la rosa e avere una panchina più lunga e forte. Questo era il primo obiettivo”.
Oggi Lautaro va considerato come uno dei cinque attaccanti più forti al mondo o gli manca ancora qualcosa?
“Assolutamente sì, zero dubbi. E sa qual è stato lo step decisivo? In passato, quando non segnava, tendeva a ‘sparire’ dalla partita. Da un anno e mezzo è fondamentale anche quando non fa gol grazie a un atteggiamento perfetto. È nel pieno della maturità calcistica e indossa la fascia da capitano: come potremmo non considerarlo un top assoluto?”.
Sorpreso dalla partenza di Pulisic?
“Fino a un certo punto, perché ha sempre avuto delle grandi qualità. Gli mancava la continuità, complici gli anni difficili che, in generale, ha vissuto il Chelsea. Milano può essere l’ambiente ideale per esplodere definitivamente”.
Cosa può dire un derby in calendario alla quarta giornata?
“Sembrerà una frase fatta, ma dovete credermi: ogni derby è diverso dall’altro. E lo dico perché l’ho vissuto, avendo avuto la fortuna di esserci. Probabilmente Inzaghi e Pioli non saranno felicissimi di giocarlo dopo la sosta per le Nazionali: avranno poco tempo per prepararlo e alcuni giocatori torneranno in Italia solo giovedì. Giocando così presto, le pressioni non saranno paragonabili, per esempio, alle semifinali di Champions League: magari chi andrà in campo lo farà con la mente più leggera, ne gioverebbe lo spettacolo”.
L’aspetto che farà la differenza?
“Parlerei di reparto. E vado sul centrocampo: Mkhitaryan-Loftus-Cheek, Barella-Reijnders, sulle fasce la solita sfida Dumfries-Hernandez… I duelli lì in mezzo saranno decisivi”.
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