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Pellegrini: “Zhang serio e con entusiasmo. Inter, ti serve un Matthäus. A Conte un consiglio…”

Andrea Della Sala

Lunedì l'ex presidente dell'Inter Pellegrini compirà 80 anni, La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato ricordando alcuni passaggi importanti della sua carriera

Lunedì l'ex presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini compirà 80 anni, La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato ricordando alcuni passaggi importanti della sua carriera in nerazzurro:

Il primo ricordo dell’Inter?

«Andai allo stadio a vedere Inter-Juventus nel 1954, ma quella partita non la vidi per l’assembramento dei tifosi nei corridoi dello stadio che mi impedivano la visuale. Quel giorno dissi: “Diventerò il presidente dell’Inter”. Ma sognavo...».

I suoi campioni preferiti, da ragazzo e da presidente?

«Da ragazzo, Luciano Redegalli, figlio del maniscalco che lavorava in cascina, con cui palleggiavo nel cortile di casa. Poi Skoglund e Brighenti, indimenticato bomber dell’Inter e della Nazionale italiana. Da presidente, invece, ricordo Rummenigge, a quei tempi il miglior attaccante del mondo, simbolo della mia Inter, Klinsmann e tutti, indistintamente, i giocatori con i quali vinsi lo scudetto dei record».

Ha mantenuto i rapporti?

«Klinsmann e Beppe Bergomihanno recentemente organizzato una cena a casa mia: eravamo in 16. Incontro spesso Bergomi, Baresi e Ferri, “testimonial” dei Corsi di Formazione dell’Accademia Pellegrini».

C’è qualcosa di cui va particolarmente orgoglioso?

«Sono stato definito “presidente gentiluomo”, ma a me piace rimarcare l’onestà».

Qualcosa che non rifarebbe?

«La cessione di Matthäus che qualche tecnico dava sul viale del tramonto, mentre giocò ancora 4-5 anni ad altissimi livelli. Mi è rimasto nel cuore».

Dopo di voi lo scudetto è andato al Napoli di Maradona.

«Lo incontrai nei corridoi degli spogliatoi dopo la partita Inter-Napoli e disse: “L’Inter ha meritato lo scudetto!”».

Il presidente Steven Zhang ha dieci anni meno di sua figlia: qual è il suo consiglio?

«Non ho consigli da dare perché ritengo Steven un presidente serio, preparato e con grande entusiasmo».

L’Inter in Champions ha fatto peggio dell’anno scorso: quante colpe ha Conte?

«È un grande allenatore. Mi permetto, con l’esperienza dei miei 80 anni, di dargli un consiglio: portare nello spogliatoio serenità, entusiasmo e tanti sorrisi. Le racconto un aneddoto. Guglielmo, mio nipote che ha 4 anni e mezzo, ascoltando un dialogo di lavoro tra me e mia figlia su una gara non vinta un giorno esclamò: “Nonno, chiudi gli occhi, fai un respiro e sorridi. Vincerai tutte le gare!».

Lei puntava su Bergkamp che non sfondò: trova analogie con le difficoltà di Eriksen?

«No, non conosco le sue difficoltà ma so che Bergkamp era un campione che ci ha fatto vincere una Coppa Uefa e divenne poi il miglior giocatore del campionato inglese».

Lukaku, invece, ha sfondato subito: le ricorda qualche grande del passato?

«No, Lukaku è Lukaku, un giocatore unico: grintoso, tecnicamente preparato, con uno spiccato senso del gol. Poi dopo ogni rete guarda in cielo e si fa sempre il segno della croce. Mi piace tantissimo».

Domani l’Inter torna in campo a Cagliari: senza impegni europei ha più possibilità di vincere lo scudetto?

«Penso di sì. In fondo anche la mia Inter dopo una vittoria in Germania, a Monaco, fu eliminata in coppa a San Siro ma poi vinse lo scudetto. Speriamo, quindi, che la storia si ripeta».

Quale giocatore della sua Inter vorrebbe regalare a Conte per lo scudetto?

«Non ho dubbi: Matthäus».

Da milanese, se l’Inter non ce la facesse, meglio lo scudetto al Milan che alla Juventus?

«Faccio un “in bocca al lupo” al Milan dell’amico Scaroni e alla Juventus, che mi permise di incominciare la mia carriera da dirigente sportivo con l’acquisto di Villar Perosa. Ma tifo soltanto Inter».

Anni fa sognava CR7 all’Inter: oggi quale campione vorrebbe vedere in nerazzurro?

«Messi è fin troppo facile, a me piace molto anche Mbappé».