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Lunedì l'ex presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini compirà 80 anni, La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato ricordando alcuni passaggi importanti della sua carriera in nerazzurro:
Il primo ricordo dell’Inter?
«Andai allo stadio a vedere Inter-Juventus nel 1954, ma quella partita non la vidi per l’assembramento dei tifosi nei corridoi dello stadio che mi impedivano la visuale. Quel giorno dissi: “Diventerò il presidente dell’Inter”. Ma sognavo...».
I suoi campioni preferiti, da ragazzo e da presidente?
«Da ragazzo, Luciano Redegalli, figlio del maniscalco che lavorava in cascina, con cui palleggiavo nel cortile di casa. Poi Skoglund e Brighenti, indimenticato bomber dell’Inter e della Nazionale italiana. Da presidente, invece, ricordo Rummenigge, a quei tempi il miglior attaccante del mondo, simbolo della mia Inter, Klinsmann e tutti, indistintamente, i giocatori con i quali vinsi lo scudetto dei record».
Ha mantenuto i rapporti?
«Klinsmann e Beppe Bergomihanno recentemente organizzato una cena a casa mia: eravamo in 16. Incontro spesso Bergomi, Baresi e Ferri, “testimonial” dei Corsi di Formazione dell’Accademia Pellegrini».
C’è qualcosa di cui va particolarmente orgoglioso?
«Sono stato definito “presidente gentiluomo”, ma a me piace rimarcare l’onestà».
Qualcosa che non rifarebbe?
«La cessione di Matthäus che qualche tecnico dava sul viale del tramonto, mentre giocò ancora 4-5 anni ad altissimi livelli. Mi è rimasto nel cuore».
Dopo di voi lo scudetto è andato al Napoli di Maradona.
«Lo incontrai nei corridoi degli spogliatoi dopo la partita Inter-Napoli e disse: “L’Inter ha meritato lo scudetto!”».
Il presidente Steven Zhang ha dieci anni meno di sua figlia: qual è il suo consiglio?
«Non ho consigli da dare perché ritengo Steven un presidente serio, preparato e con grande entusiasmo».
L’Inter in Champions ha fatto peggio dell’anno scorso: quante colpe ha Conte?
«È un grande allenatore. Mi permetto, con l’esperienza dei miei 80 anni, di dargli un consiglio: portare nello spogliatoio serenità, entusiasmo e tanti sorrisi. Le racconto un aneddoto. Guglielmo, mio nipote che ha 4 anni e mezzo, ascoltando un dialogo di lavoro tra me e mia figlia su una gara non vinta un giorno esclamò: “Nonno, chiudi gli occhi, fai un respiro e sorridi. Vincerai tutte le gare!».
Lei puntava su Bergkamp che non sfondò: trova analogie con le difficoltà di Eriksen?
«No, non conosco le sue difficoltà ma so che Bergkamp era un campione che ci ha fatto vincere una Coppa Uefa e divenne poi il miglior giocatore del campionato inglese».
Lukaku, invece, ha sfondato subito: le ricorda qualche grande del passato?
«No, Lukaku è Lukaku, un giocatore unico: grintoso, tecnicamente preparato, con uno spiccato senso del gol. Poi dopo ogni rete guarda in cielo e si fa sempre il segno della croce. Mi piace tantissimo».
Domani l’Inter torna in campo a Cagliari: senza impegni europei ha più possibilità di vincere lo scudetto?
«Penso di sì. In fondo anche la mia Inter dopo una vittoria in Germania, a Monaco, fu eliminata in coppa a San Siro ma poi vinse lo scudetto. Speriamo, quindi, che la storia si ripeta».
Quale giocatore della sua Inter vorrebbe regalare a Conte per lo scudetto?
«Non ho dubbi: Matthäus».
Da milanese, se l’Inter non ce la facesse, meglio lo scudetto al Milan che alla Juventus?
«Faccio un “in bocca al lupo” al Milan dell’amico Scaroni e alla Juventus, che mi permise di incominciare la mia carriera da dirigente sportivo con l’acquisto di Villar Perosa. Ma tifo soltanto Inter».
Anni fa sognava CR7 all’Inter: oggi quale campione vorrebbe vedere in nerazzurro?
«Messi è fin troppo facile, a me piace molto anche Mbappé».
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