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Nell'edizione odierna del Corriere dello Sport, Roberto Perrone, giornalista, ha parlato così del momento di Nicolò Barella dopo il suo gol di ieri in Nazionale: "È tornato Barellik. Nicolò Barella, anni 25, precoce in tutto, anche nei figli, anzi figlie, ne ha già tre, avute da Federica: Rebecca, Lavinia, Matilde. È tornato Barellik, il centrocampista che Gianni Brera avrebbe inserito nel club dell’eretismo podistico, un tuttocampista in grado di “fare tutte le fasi” come dicono quelli bravi, cioè difendere con i difensori, stoppare/costruire con i centrocampisti, segnare con gli attaccanti. E questo è l’aspetto più interessante della prova contro l’Ungheria, il tiro alla Barella con cui Barellik ha sbloccato il risultato, un “gran botta”, sentenzierebbe qualcuno, da bordo area, una rete classica del nostre eroe non mascherato che questi prodotti li produce nella sua premiata ditta.
Anzi, ne fa tanti: con due attaccanti di professione come Ciro Immobile e Andrea “il gallo” Belotti, è quello che ha segnato di più nella gestione di Roberto Mancini. Questo è l’ottavo gol. Tanti. Come sono rassicuranti i centrocampisti che segnano, ti fanno dormire sonni tranquilli, ti scacciano gli incubi che vengono quando le punte i gol non li trovano. Il problema, non lo scopriamo certo ora, è che Barella non svolge un compito di conforto e sostegno, ma di supplenza. Gli attaccanti azzurri, infatti, sono piuttosto avari. Quindi Barellik è una specie di supereroe che, come da immagine, risolve i problemi dei comuni esseri umani. Purtroppo Barellik, quando l’Italia ha vissuto il suo momento più nero, quando è stata eliminata dalla Macedonia, attraversava, pure lui, un passaggio esistenzial-calcistico negativo.
Succede, ahinoi, ma in quell’occasione, con gli attaccanti azzurri belli spuntati, ci sarebbe voluto proprio Barellik con un tiro come quello di Cesena, controllo, tiro, bum. Palla all’incrocio. Invece anche lui era fuori asse, anche lui non stava al massimo. Chi supplisce al supplente? Eh già, il problema è stato proprio quello e anche lui, alla vigilia della partita con l’Ungheria, non si è saputo spiegare cosa sia successo in quel periodo: «Mi dispiace, non so che cosa dire, non so come siamo potuti uscire dal Mondiale. Ma cercheremo di fare di tutto per andare al prossimo». Barella ha un’altra funzione in questa Nazionale, è giovane come abbiamo detto, ma è anche un veterano. Oltre a goleador supplente è ufficiale di collegamento tra la generazione che sta lasciando e quella che sta arrivando, tra Bonucci e Chiellini, Belotti e Immobile e Gnonto e Zerbin.
Al momento dell’inno di Mameli stava accanto a Gigio Donnarumma, sembrano il bambino e il gigante ma entrambi rappresentano il collante tra il gioco e il senso di appartenenza, tra la squadra di calcio e la maglia una maglia che è rappresentativa di una Nazione. Tra desiderio di smobilitazione e atteggiamenti contrastanti, Barellik e il nuovo SuperGigio (con la fascia di capitano come l’originale) formano una specie di Justice League, alimentano il desiderio di ripartire. Del resto, nel calcio, che è una faccenda semplice, servono proprio uno che pari e uno che segni. Tutto qua".
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