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L'Inter ha reagito alle ultime vicende battendo il Rapid Vienna nell'andata dei sedicesimi di Europa League. Una vittoria non brillante, ma sicuramente molto importante. Sulle pagine del Corriere dello Sport ne ha parlato il giornalista Roberto Perrone:
"Mauro Icardi non è partito per Vienna dopo essere stato degradato pubblicamente sulla piazza d’armi interista. Esistono vuoti più vuoti degli altri, e quello di Icardi rischiava di diventare un pozzo senza fondo per la frattura che c’è stata e per la possibile ricaduta sul gruppo. E infatti è più difficile il successo nerazzurro, mentre la squadra di Carlo Ancelotti, all’esordio nella seconda coppa, lui abituato a frequentare solo il jet-set, disegna facili ghirigori sul campo di Zurigo, meno paludoso di quello di Vienna, e si limita a segnare tre gol, fallendone almeno il doppio e gigioneggiando nel finale. Il peso dell’attesa di queste gare era tutto per l’Inter. La risposta è stata positiva, ma, al di là dell’analisi su come è stata ottenuta, con un buon primo tempo e una ripresa scorbutica, sarebbe un errore pensare di archiviare Mauro Icardi o credere che si possa fare a meno di lui".
"Il “wandissimo” rappresenta una risorsa da recuperare e Spalletti l’ha fatto capire. Oggi è un altro giorno. La vittoria rasserena l’ambiente, puntellando la decisione della società, a cui si uniscono i tifosi che cantano ad Handanovic “c’è solo un capitano”. Non è un successo squillante come quello del Napoli, però Nainggolan è meno brillante e oltre all’auto escluso Icardi, mancano due dei migliori, Brozovic e Skriniar squalificati, mentre Joao Mario non è convocabile. Decide Lautaro Martinez come a Parma, Handanovic chiude la porta nell’unica vera occasione degli avversari. Sofferenza, errori, vantaggio difeso con tacchetti e garretti. La vittoria dell’Inter, rispetto a quella del Napoli ha un valore doppio: oltre a facilitare la qualificazione, è utile a riportare la bassa intensità in questi giorni tribolati. Tutti i giocatori, a loro modo, hanno contribuito a ottenerla con le loro mancanze, buttando oltre l’ostacolo quello che avevano e che potrebbe essere di più. Però è un segnale, un barlume di “noi”, come ha detto il ds Ausilio. La strada per il primo e più importante mattone per costruire un ciclo, il senso di appartenenza, è lunga. Ma da qualche parte si deve pur cominciare".
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