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Perrone (CdS): “Tutti contro Spalletti, ma il male dell’Inter è un altro. Dopo Mourinho…”

Fabio Alampi

Il tecnico nerazzurro rischia di diventare l'ennesimo capro espiatorio

Luciano Spalletti non è, e non deve diventare, il colpevole dei fallimenti dell'Inter dietro cui nascondersi. E' quanto afferma Roberto Perrone all'interno del suo articolo per il Corriere dello Sport: "L'Inter sta divorando l'ennesimo allenatore del dopo Triplete. Si vede dalle risposte di Luciano Spalletti, dal quel sottile nervosismo nell'aria frizzantina del primo freddo milanese. Magari il clima da qui a maggio migliorerà, c'è tempo, ma oggi con la fresca delusione dell'addio alla Champions siamo al ritorno al passato: dal 2010 nessun allenatore è riuscito

a trasformare un gruppo di giocatori, a seconda del momento anche di un certo spessore tecnico, in una squadra di spessore caratteriale. Ogni allenatore è stato discusso, ha commesso errori, in alcuni casi l'errore è stato assumerlo, ma quello principale non riguarda la posizione di un terzino o di un centrocampista e neanche una sostituzione. Esistono anche questi rilievi, come nel caso di Spalletti, ma il rebus interista è più complesso. In cinque giorni sono svaniti la possibilità di ridurre il distacco dalla Juventus e la Champions. Sono svaniti perché l'Inter è una squadra priva di personalità e/o, nel caso si manifesti, è incapace di farla durare, di renderla quotidiana. Spalletti, in quel famoso "fuori onda" di febbraio, aveva individuato nella mancanza di equilibrio e nella tendenza alla depressione dell'ambiente, i malanni sociali. Ma non ha saputo porvi rimedio. Se c'è un messaggio, i giocatori non sembrano recepirlo. Sono sbandati, inespressi. Purtroppo anche lui, come tutti gli altri allenatori seguiti a Josè Mourinho, non è riuscito a imporre un pensiero forte. Qua e là, c'è chi ha ottenuto qualche risultato eclatante, belle vittorie malinconicamente fini a se stesse. Il salto di qualità all'Inter si rivela sempre un salto nel vuoto. Ora, dopo l'addio alla Champions e quello, presumibile (a meno 14 dalla Juve) al campionato, bisogna aggredire l'Europa League, che in Italia snobbiamo come se fosse un premio da tirassegno al Luna Park e la Coppa Italia. Oltre a mantenere il posto in Champions, ci mancherebbe solo retrocedere".