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Perrone (CdS): “Vidal? Il Barça non si può lamentare. I club sono in balia dei giocatori”

Il giornalista del Corriere dello Sport ha parlato della rottura tra Vidal e il Barcellona e della forza dei giocatori rispetto ai club

Andrea Della Sala

Il giornalista Roberto Perrone ha detto la sua sulle pagine del Corriere dello Sport sulla vicenda Vidal e sulla forza che hanno i calciatori nei confronti dei club proprietari del cartellino:

"L’unico aspetto limpido della vicenda di Arturo Vidal è che il Barcellona non si può lamentare. Nessun club al mondo può scagliare la prima pietra: ieri a te, oggi a me. E viceversa. L’affare Griezmann è ancora caldo. La verità è che i club sono in balia dei giocatori, sono questi a detenere il bastone del comando. L’antico potere assoluto dei club sui trasferimenti è passato ai giocatori e ai loro potentissimi agenti, senza scali intermedi. Funziona così: se un giocatore se ne vuole andare, non c’è contratto che tenga. Se un giocatore vuole rimanere, contro la società che vuole cederlo, scatta il punto uno: vince sempre il giocatore. L’esempio più chiaro è quello della Juventus e dei sei esuberi (Sarri dixit) che sono rimasti sei alla chiusura del mercato estivo. Adesso cinque con la partenza di Mandzukic e forse quattro se si sistema anche Emre Can. E meno male, per i bianconeri, che Dybala e Higuain hanno sfruttato alla grande le loro chance". 

"L’Inter, che ora sta in attesa dell’evolversi delle relazioni (bellicose) tra Vidal e il Barcellona, si è scontrata, in estate con la resistenza di Icardi che rifiutava qualsiasi destinazione, vedi Napoli, che non fosse di suo gradimento, deciso a restare a Milano e a vendere cara la maglia. Non faceva parte del “progetto” ma senza il prestito al Psg sulla sirena del mercato sarebbe ancora là, con tutti i problemi del caso".  

"Anche la vicenda di Federico Chiesa, con una soluzione apparentemente contraria a quelle appena descritte, e cioè con la vittoria del club, in realtà è emblematico dello stesso sistema per cui, se un calciatore non vuole più rimanere, il danno minore è la cessione. Tornato dalle vacanze convinto di andarsene (alla Juventus), il giovane rampante ha trovato la resistenza della nuova proprietà che, giustamente dal suo punto di vista, voleva far valere il rispetto del contratti e non voleva passare alla storia come quella che cede il giocatore più rappresentativo appena insediata. Sacrosanto. Però ora la Fiorentina è appena sopra la linea di galleggiamento, ha cambiato allenatore ingaggiandone uno nuovo, di lotta e non di governo, per evitare di trovarsi con l’acqua alla gola come a fine maggio 2019. Tutte queste storie dimostrano l’assioma iniziale (comandano i giocatori) e l’assenza di equilibrio di un sistema, passato da un vincolo eccessivo alla totale mancanza di vincoli".

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