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Perrone: “Conte vince ma non dura. Ridimensionamento? Per lui non esiste”

Marco Astori

L'analisi del giornalista: "Antonio Conte comincia presto e finisce presto. La sua autonomia è di due (massimo) tre anni: siamo in linea"

Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere dello Sport, Roberto Perrone, giornalista, ha parlato così dell'addio alla panchina dell'Inter di Antonio Conte: "Passata la festa, partito l’allenatore. Verrebbe da dire che era già tutto previsto, perché Antonio Conte comincia presto e finisce presto. La sua autonomia è di due (massimo) tre anni: siamo in linea. Vince, comunque, come è accaduto da quando bazzica i quartieri alti, Juventus, Chelsea, Inter. Una garanzia, ma sempre in un teso equilibrio, sempre contro, all’esterno e all’interno, logorante per se stesso e per chi gli sta attorno. È il metodo Conte, semplice e spietato: VotAntonio si porta la panchina a casa e gli altri non devono essere da meno, giocatori, dirigenti perfino gli addetti stampa. Un metodo che produce risultati, ma se viene accontentato dall’alto e seguito dal basso.

Con lui si può vivere in un eterno subbuglio se esistono queste due condizioni. Ora non ci sono più. L’Inter è di fronte a un ridimensionamento, cioè l’evento, finanziario ma anche esistenziale, che non esiste nel dizionario di Conte. Sono stati due anni vissuti pericolosamente, fin da subito, con quella richiesta di “accelerare” sul mercato quando la Juventus si era inserita nella trattativa per Lukaku e da lì sono discese tutte le sue battaglie con il club, da Dortmund al post finale di Europa League 2020. Questo secondo anno con l’Inter ricorda il terzo con la Juventus. La rottura, la separazione sono diventate ufficiali ieri, tre giorni dopo l’affaccio sui tifosi in festa nel piazzale di San Siro, ma in realtà è stato un lungo addio, come quello del 2013-2014.

Conte ha resistito, dopo il vertice estivo di Villa Bellini (e niente, questa volta non l’hanno riaperta) perché sentiva di poter arrivare allo scudetto, esattamente come accadde allora, ma considerava il ciclo concluso, a parte una rivoluzione impossibile. Ha tenuto la barra al centro, ha compattato il gruppo, ha creato la bolla di Appiano Gentile, convincendo e convincendosi che lo scudetto era possibile e che sarebbe stato “un’opera d’arte”. Ma si sarebbe trattato delle sue ultime pennellate. Sapeva che Suning non aveva più le forze per salire di livello. Anzi. Nel 2014 chiese Sanchez e Cuadrado, allora improponibili, a Marotta versione Juve. Questa volta non solo sapeva di non poter chiedere, ma anche di dover rinunciare a qualcuno. Non fa per lui. Se non era previsto, comunque, è regolare, rileggendo il suo percorso. Non esiste un Conte al ribasso. Rispetto al divorzio con la Juventus, almeno, si è chiuso subito. Conte resterà nella storia. La cronaca incombe".