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Tra le pagine del Corriere dello Sport, Roberto Perrone, giornalista, ha parlato così dell'approdo di Jose Mourinho sulla panchina della Roma il prossimo anno: "Dopo undici anni Mourinho torna in Italia (vabbé, c’è tornato tante volte, non solo per lavoro). Non all’Inter, ma per il popolo nerazzurro non conta: lui sarà sempre interista anche se è sceso dalla nave che stava già affondando con mezza squadra con la pancia piena a battere cassa in mondovisione. Ma il (bel) ricordo dei successi emenda tutto. In realtà l’interismo di Mourinho è tutto di facciata, lui non è tifoso dell’Internazionale Football Club né di altri club, a parte il Mourinho Football Club.
In questo è (leggermente) diverso da Conte “primo tifoso delle squadre per cui lavora” perché ci ha aggiunto questa predilezione interista. Forse ce l’ha, forse no, comunque l’ha gestita bene. Gli interisti lo ameranno anche alla Roma. Lo ameranno anche se la Roma in quegli anni è stata la più accreditata rivale dell’impero nerazzurro, l’unica oppositrice degna di nota a riempire la vacatio juventina, l’unica arrivata a “tanto così” dall’impedire la Tripletta. Ma se non c’è la Juventus di mezzo, le inimicizie sfumano. Mourinho è riuscito a far credere agli interisti di essere interista e di aver abbandonato quella che Brera chiamava la “Beneamata” non perché aveva capito che sarebbero venuti tempi di lacrime e sangue (durati fino all’altro ieri), ma a malincuore perché «non si può dire di no tre volte al Real Madrid». Chapeau.
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