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German Pezzella è uno dei calciatori contagiati dal Coronavirus nel campionato di Serie A. Il difensore della Fiorentina ha raccontato la sua esperienza ai microfoni del Corriere dello Sport.
German Pezzella. come si è accorto di essere stato contagiato?
«Ho avuto qualche sintomo, per fortuna nulla di particolarmente serio. Poi sapendo che in squadra c’era già stato un positivo, che era Vlahovic, ho creduto che potesse trattarsi del Coronavirus».
Ci aveva mai pensato al “e se tocca a me”?
«All’inizio no, sembrava potesse essere una cosa abbastanza ristretta. Poi quando ho iniziato a vedere che la portata si stava ampliando e dilagava a macchia d’olio, ho pensato che sarebbe potuto toccare a chiunque. Noi non siamo immuni, siamo delle persone normali come tutti: è un virus che può colpire chiunque, proprio per questo tutti dobbiamo rispettare le direttive delle Istituzioni, anche per difendere chi è più fragile»
E una volta toccato a lei, oltre che al dottor Pengue, che cosa ha pensato?
«Sapendo che è un virus molto contagioso, ho temuto fino dall’inizio che se l’avesse avuto uno solo di noi avrebbe potuto infettare altre persone. Purtroppo è stato così ma per fortuna, anche se qualcuno ha avuto bisogno del ricovero in ospedale, nessuno di noi è in condizioni critiche. Mi auguro che tutti possano ristabilirsi al più presto completamente».
Come ha vissuto la malattia e con quanta paura?
«L’ho vissuta abbastanza serenamente: all’inizio non nascondo che un po’ di paura l’ho avuta perché si tratta di una malattia nuova, nessuno la conosce e per questo il timore aumenta ma poi, per fortuna, i miei sintomi non sono stati molto forti e quindi ho cercato di viverla abbastanza tranquillamente».
Chi l’ha aiutata di più?
«Mi sono stati vicini tutti, la Società, lo Staff, i miei compagni. Ho sentito tutti ed ognuno mi ha donato una parola di conforto e mi ha aiutato. Non mi sono mai sentito veramente solo nonostante fisicamente lo fossi».
Cosa ha previsto il protocollo di auto-isolamento?
«Da quando si è saputa la positività di Vlahovic, ero già in quarantena quindi non potevo uscire di casa e vedere nessuno. Una volta scoperta anche la mia positività non è cambiato molto, ho continuato a rimanere chiuso in caso, dovevo controllare i miei sintomi, venivo monitorato a distanza. Se per caso i sintomi fossero peggiorati probabilmente avrei dovuto essere ricoverato ma, per fortuna, è andato tutto bene».
L’assenza di sua moglie è stata un peso maggiore da sopportare?
«Certo, essere da soli non aiuta. Ognuno di noi vorrebbe avere sempre l’affetto dei propri cari ed averli lontani non è facile. Sia i miei genitori che mia moglie sono lontani e, oltre la solitudine, in questi momenti pesa anche la paura di quello che potrebbe succedere a loro».
Come è stata la guarigione?
«I sintomi via via sono iniziati a sparire, ora sto decisamente meglio. Sono passati già diversi giorni, credo che dovrò fare un nuovo tampone per vedere se ora risulto negativo a tutti gli effetti ma, per fortuna, posso dire che il peggio è alle spalle».
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