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Pigozzi (FIMS): “Pandemia in calo, la Serie A può finire. Tifosi allo stadio? Prematuro ma…”

Matteo Pifferi

Le parole del presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport

Fabio Pigozzi, presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport sulla ripresa del campionato:

«Ciò che è stato deciso è frutto del lavoro di una filiera importante e delicata. Medici e scienziati devono mettersi al servizio degli organi preposti non dicendo sì o no, ma indicando una strada che parte sempre dal rispetto della salute dell’atleta e di chi gli è vicino. Questo ha portato a un protocollo complesso e condiviso».

Per il calcio, rispetto ad altri Paesi, ci stiamo comportando meglio o peggio?

«Pur nelle differenze, ci si è mossi tutti sulla stessa linea: la riduzione dei rischi. Ma su un punto le valutazioni scientifiche finiscono per convergere: il rischio zero non esiste».

Quante possibilità dà che il campionato finisca?

«La pandemia sta evolvendo in modo positivo, pur nelle differenze regionali. Possiamo pensare che fra un mese si possa ragionare su dati migliorati e quindi ci sono possibilità concrete di raggiungere l’obiettivo. Non sono pessimista».

È d’accordo sulla quarantena per i positivi?

«Riguarda tutta la popolazione. Solo la Commissione Tecnica Scientifica, sulla base dei dati futuri, potrà valutare l’eventuale modifica del protocollo. Io mi attengo alle regole scritte».

Non le sembra singolare che, mentre in zone d’Italia a rischio c’è gente che non può fare un tampone, ne vengano fatti centinaia ai calciatori?

«È un tema in discussione. La possibilità di eseguire test è molto migliorata, grazie anche ai tamponi rapidi già adottati in alcune regioni. Non faccio analisi. Certo, il calcio dà molto ai suoi attori principali».

I timori dei calciatori sulle partite ravvicinate e sugli orari sono fondate?

«Anche nei grandi eventi sportivi il discorso orario è legato ai fusi per la trasmissione tv. Certo, quelli del pomeriggio non sono gli orari migliori, ma si può fare una prevenzione dei rischi».

Che ne pensa dei tifosi allo stadio, sia pure distanziati?

«Non dobbiamo mai assistere a un calo della prevenzione. Fughe in avanti, pensando di essere usciti dal rischio, sono da evitare. Mi pare prematuro».