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Nel corso di un'ampia intervista concessa al quotidiano il T, Andrea Pinamonti ha parlato anche della sua avventura all'Inter, iniziata già a 8 anni:
"A 8 anni capivo poco. Pensavo solo a giocare. Dopo 4 o 5 partitelle in cui riuscii a mettermi in evidenza, l'Inter fece, a mamma e papà, la proposta di trasferirsi tutti a Milano. Mi volevano nel loro settore giovanile ma i dubbi erano tanti e prevalse il 'no grazie'. Ma trovammo un compromesso. L'Inter si accordò con il Chievo, molto più vicino al Trentino. Mi allenavo lì: un pulmino veniva a prendermi ogni giorno al casello di San Michele all'Adige"
Fino a quando?
"Fino a 14 anni, poi l'Inter convinse mamma e papà a trasferirmi a Milano. Avrei continuato gli studi e potevo crescere nelle giovanili del club"
Cosa provò in quei momenti?
"Era il famoso sogno di ogni bambino che si stava realizzando. Per la prima volta stavo fuori casa senza i genitori: all'Inter furono bravi nel non farmi mancare nulla. Superai la nostalgia pensando a quei miei compagni che provenivano da paesi stranieri e, quindi, con genitori molto lontani"
L'Inter puntò molto su di lei
"Sì. Tanto che a 16 anni mi proposero il mio primo contratto da professionista aggregandomi alla Primavera, con ragazzi 3 anni più grandi di me"
Come si trovava?
"Bene, spesso ci si allenava insieme alla prima squadra e trovarsi di fronte a dei miti, magari proprio ai tuoi miti, era emozionante"
Quando e come avvenne, invece, la chiamata più importante?
"Era un pomeriggio di novembre 2016. Ero in allenamento con la Primavera. Ad un tratto fermarono il lavoro e mi convocarono negli uffici: ero preoccupato di aver combinato qualche "cazzata" e temevo un provvedimento. La prima squadra stava preparando la sfida con lo Sparta Praga di Europa League e mi dissero che si era infortunato Palacio. Il mister (Pioli, ndr) aveva bisogno di un attaccante di riserva e scelsero me. Mi vennero i brividi"
Era il suo primo grande passo
"Sì e non fu l'unico. Due settimane dopo Pioli mi convocò anche per il ritorno, schierandomi tra i titolari. Eravamo già eliminati ma per me fu il momento della fiducia"
Entrare in prima squadra che emozioni regala?
"Prima sei un tifoso e un attimo dopo sei un collega dei tuoi miti. Allenarmi con Icardi, che era il mio idolo, è stato fantastico. Era gentile, mi aiutava"
Nell'estate del 2018 lei passò al Frosinone, poi il ritorno all'Inter, con, in panchina Antonio Conte
"Con il Frosinone è stata la mia prima vera stagione in Serie A perché giocai con regolarità, poi tornai all'Inter e fu un altro passo importante. Era il 2021, vincemmo lo scudetto ed esordii in Champions League. Segnai anche un gol, in campionato, contro la Sampdoria"
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