Quattro gol presi in un quarto d’ora da una squadra senza più obiettivi e l’uscita anticipata della Curva Nord dal Franchi smascherano il grande bluff nerazzurro. L’Inter non c’è più e la manita della Fiorentina - che lascia lì anche un rigore di mancia - avvia il lungo addio di Stefano Pioli. L’allenatore emiliano ci ha messo più impegno di tutti i suoi giocatori messi insieme. Marcandoli stretti sin dal riscaldamento, cercando poi di tele guidarli in ogni movimento, urlando a più non posso. Tutto inutile, la squadra non risponde più ai comandi da tempo e suonano beffarde le parole pre match del d.s. Piero Ausilio, fresco di rinnovo e grande sponsor di Pioli quando a novembre era stato cacciato De Boer. «Cosa deve fare il tecnico per rimanere? Proseguire col lavoro svolto finora, gli abbiamo chiesto l’Europa e possiamo ancora farcela». Tempo scaduto, invece, quasi che l’Inter - preso atto che Atalanta e Lazio sono irraggiungibili - volesse schivare come la peste il sesto posto che significa preliminari a luglio e vacanze corte. Resta il fatto che Pioli non ha più in mano la squadra, ben al di là dei due punti nelle ultime cinque partite e dei gol a grappoli incassati da un Handanovic che è spesso il migliore dei suoi. Quasi impossibile immaginare una separazione immediata, ma è altrettanto assodato che arriverà un nuovo allenatore per iniziare un progetto che, nel primo vero anno di gestione Suning, prevede un mercato sontuoso ma anche l’obbligo di tornare in Champions nel 2018.
FC Inter 1908
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