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Chi può raccontare Simone Inzaghi meglio di suo fratello Pippo? Probabilmente nessuno. L’ex centravanti e oggi allenatore ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in occasione della quarta edizione di ‘The Coach experience’, la kermesse dell’Associazione allenatori.
La strana vigilia di Manchester City-Inter vissuta da Simone e Pippo...
“Io so quello che può passare per la sua testa, so che non è riuscito ad addormentarsi. Noi ci sentiamo tre volte al giorno e l’ho sentito emozionato. Penso che la finale di Champions rappresenti l’apice della carriera. Io non avevo dubbi che sarebbe arrivato lì”.
Cosa vi siete detti?
“Nulla in particolare, Simone non ha bisogno di consigli. Mi sono permesso di ricordargli che lui abbia veramente poco da perdere. Simone ha meritato questo traguardo, lo ha costruito con serietà e professionalità, con le sue capacità. Ma adesso se la deve godere: giocano contro la squadra più forte al mondo, probabilmente imbattibile. Però nel calcio si è sempre undici contro undici e quindi... Quindi mi auguro che vinca con la sua Inter”.
La Champions è un affare di famiglia.
“So quanto sia difficile: da giocatore, ne ho fatte tre di finali. Ma credo che da allenatore siano sensazioni ancora più forti. I complimenti a Simone vanno fatti a prescindere. Ora, prima di entrare nel vivo della gara, mi auguro che rifletta su quel che ha saputo realizzare: gli basterà ricordarsi dov’era qualche anno fa, dove sarà stasera. Lo ha voluto ed è giusto che sia lì”.
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