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Negli ultimi giorni il ct della Nazionale Roberto Mancini si è pubblicamente lamentato per i pochi italiani titolari in Serie A. Intervistato da La Repubblica, l'ex centrocampista di Inter, Milan e Juve, Andrea Pirlo ha analizzato la situazione e parlato anche dell'avvio di campionato.
Pirlo, ha sentito il grido di dolore di Mancini?
«Succede da un po’: tanti stranieri sono meno bravi dei nostri. Capita anche in B e perfino nelle categorie inferiori. Probabilmente costano meno ai club, anche in ingaggi, altrimenti non vedo il senso».
È il quarto allarme consecutivo, dopo Prandelli, Conte e Ventura.
«Penso che per un ct il problema sia riferito soprattutto alle grandi. Inter, Juventus, Napoli e anche Roma non schierano molti italiani. L’eccezione è il Milan, e tra le altre la Fiorentina».
Per i giovani italiani è un ostacolo serio.
«Ma non va preso come un alibi. Non bisogna mai accontentarsi di giocare in un grande club. Se uno è davvero bravo, gioca subito in qualunque squadra, come Verratti al Psg. Bisogna fare sempre qualcosa in più per puntare al massimo, cioè a essere titolare nel club e in Nazionale».
La serie A è più difficile, grazie a Cristiano Ronaldo?
«Qualcosa sul mercato hanno fatto anche Inter, Milan e Roma. Cristiano ha portato più attenzione: è una cosa bella. Può funzionare da traino, a patto che venga sfruttato».
In quale modo?
«Chi insegue la Juventus deve darsi una mossa, inserire campioni e aumentare il rendimento. La Juve vince scudetti su scudetti, eppure ha ancora voglia di migliorarsi. Deve essere un esempio».
In serie A manca il coraggio coi talenti?
«Il coraggio non è mai stato una dote degli allenatori italiani: spesso hanno preferito dosare il minutaggio dei ragazzi. È difficile che un diciottenne tolga il posto a uno di 28-30 anni».
Giusto convocare Pellegri e Zaniolo?
«Sì, penso che Mancini volesse vederli sul campo, anche se Pellegri si è fatto male».
I giovani hanno meno occasioni rispetto a voi campioni del mondo?
«Lo specchio del valore di una generazione è l’Europeo Under 21. L’ultimo vinto è del 2004. Significa che da allora non c’è abbastanza qualità per rivincere».
Andare all’estero è una soluzione?
«Un’opportunità: oggi è possibile più che in passato».
La Nazionale non è abbastanza multietnica e non ci sono più i blocchi di 2-3 grandi club.
«Per la prima cosa credo sia solo questione di aspettare: in Italia i figli di immigrati sono arrivati più tardi. Quanto ai blocchi, se i giocatori sono bravi, in 2-3 giorni li metti assieme. Vedi la Francia campione del mondo».
I settori giovanili dei club sono in crisi?
«È evidente. Molte società fanno fatica a investire sulle prime squadre, figuriamoci sul settore giovanile. Così nascono situazioni inadatte alla crescita. Nei club con disponibilità economiche, come Atalanta, Juve e Inter, i settori giovanili funzionano bene».
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