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Pirlo: “Scudetto? Juve nettamente favorita, tifavo per loro a Doha. Zero nostalgia per…”

Sabine Bertagna

L'ex giocatore di Juventus e Milan si è raccontato in un'intervista alla Stampa

Andrea Pirlo si è raccontato in una lunga intervista alla Stampa e ha parlato anche della sua ex squadra. Juve in crisi? «Sono episodi, magari dovuti a un po’ di mancanza di concentrazione. Però, a parte la partita di Firenze e a San Siro, penso abbia sempre dominato. Dopodiché, capita di perdere: ma se la Juve è sul pezzo, non avrà problemi». Resta la favorita scudetto? «Nettamente. Sento spesso ex compagni e dirigenti, sono aggiornato». Juve-Milan a Doha, per chi faceva il tifo? «Quando guardo una partita sono distaccato, anche se ora ho più amici nella Juve, e allora tifavo più per loro». Il suo scudetto più bello? «Il primo con la Juve. Era una squadra in fase di rinascita e di costruzione, nessuno si aspettava che avremmo vinto al primo anno. Sono stati quattro anni fantastici». Quale è il segreto? «C’è una grandissima società, quella meglio organizzata in Italia, ma anche a livello internazionale: continuerà a vincere per tanti anni». Del Milan cosa ricorda? «Dieci anni irripetibili. Con grandi trofei: Champions, Coppa Intercontinentale».

Il passaggio al Milan«Fu una decisione ponderata, ma non sofferta: avevo ancora un anno di contratto con la Juve, ma dopo aver perso la finale di Champions non volevo rimanere. Non mi piace essere un peso: sapevo che magari la stagione successiva avrei giocato un po’ meno e non potevo sopportare di essere un pezzo da tenere lì solo per il nome. Ho preferito andare altrove a fare un’altra esperienza».

Nostalgia degli stadi italiani?«Zero». Chi si prende la Champions? «La Juve, spero: è stata costruita per arrivare in fondo». Real, Barcellona, Bayern non sono marziani? «Non mi sembrano di un altro pianeta: li ho visti, e anche loro hanno alti e bassi. La Juve se la può giocare». Più forte la sua Juve o questa? «Due squadre diverse: succede di costruirne in modo differente. A volte sei più forte a centrocampo, altre in attacco. Purtroppo, nei miei anni c’è sempre mancato qualcosa, ma siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto: ora hanno tutto per centrare tutti gli obiettivi». Con Dybala e Higuain, a Berlino avreste vinto voi? «Eravamo forti anche noi, ma avremmo avuto più chance».

In Cina a 25 anni? «I soldi che leggo sono tanti, è difficile dire no: guadagni 10 volte di più, e uno è tentato. Ma a 25 anni è presto». Cambiare per soldi? «Mai fatto, anzi. Anche quando sono venuto alla Juve ho guadagnato meno di quanto avrei potuto da altri parti, e di quel che prendevo al Milan. Lo stesso andando in America, nonostante le cavolate che si dicono: ho rinunciato a tanti soldi qui. Fu una scelta di vita: era arrivato il momento di cambiare». Ha avuto tempismo? «Piuttosto che sentirsi dare del vecchio e del bollito, meglio andarsene prima». È bollita anche la difesa Juve? (sorriso). «Così leggo e sento in questi giorni: eppure fino a un mese fa la BBC era super. Ha preso due gol ed è diventata vecchia: è il calcio italiano». Lei la terrebbe? «Direi. Sono cinque anni che vincono, e meglio di questi in giro non ce ne sono. Poi c’è Rugani, che è fortissimo, e Benatia». Dybala? «Dybala è un grande campione e vederlo con quel numero fa un bell’effetto. Direi che lo porta degnamente. Ha i colpi del fuoriclasse, e mi dicono che sia pure un bravo ragazzo, con la voglia di migliorarsi: è una cosa che conta»

Conte e la Premier League - «Lui no. A dicembre sono stato a Londra, tre-quattro giorni insieme: è un fenomeno, arriverà a vincere anche la Premier». La fece fuori dall'Europeo: fu una delusione? «No, l’avevo messo in conto quando decisi di andare via dalla Juve: fosse stata una mia priorità, sarei rimasto a Torino e sarei andato agli Europei. Le scelte bisogna farle». Com’è un Milan senza Berlusconi e Galliani? «Finché non lo vedo, non ci credo. Per fortuna ora ci sono ancora loro, e stanno facendo benissimo: mi fa piacere». Avrebbe chiamato Maldini? «L’avrei preso a prescindere, è la storia del calcio italiano e del Milan: in qualsiasi ruolo, sarebbe stato importante».

(La Stampa)