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Pizarro: “Primo incontro con Spalletti? Stava prendendo a capocciate un muro. Ricordo…”

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Intervistato da il Messaggero, l'ex centrocampista ha parlato del suo rapporto con il tecnico

Gianni Pampinella

Intervistato da il Messaggero, David Pizarro ha parlato del suo rapporto con Luciano Spalletti. L'ex giocatore ha raccontato alcuni aneddoti sul tecnico: "Mi ha cresciuto, mi ha formato. E mi sono divertito".

Il primo giorno con lui?

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«Tornavo a Udine dal Cile, dove stavo in prestito, ed ero pure infortunato. Mi presento al campo e lui stava prendendo a capocciate un muro. Si era fatto male Alberto, giocatore fondamentale per quella Udinese, che doveva salvarsi. Luciano era disperato».

Un bell’impatto, no? Ma poi nel tempo cambiò tutto.

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«Ho scoperto un uomo vero e un grande allenatore, che mi ha sempre voluto con sé. Anche in Russia. Con tutto l’affetto, in Russia no».

Pizarro: “Primo incontro con Spalletti? Stava prendendo a capocciate un muro. Ricordo…”- immagine 2

Difetti e pregi di Spalletti.

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«Pregi: uomo generoso, onesto, leale, parla in faccia. Difetto: a volte sbrocca senza motivo».

Avete mai litigato?

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«A Udine. A fine allenamento mi riprende davanti a tutti e io ho abbandonato il campo».

E a Roma?

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«Anni meravigliosi, la squadra giocava un calcio fantastico. Uno scudetto perso in Toscana: Empoli, Livorno...».

E in allenamento che tipo era?

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«Preciso, maniacale nella tattica, gli schemi, giocavamo a memoria. Un giorno Okaka si ostinava a colpire la palla di tacco. Tacco qui, tacco lì. Spalletti interrompe l’allenamento e con quell’accento toscano.. “oh Stefano, i tacchi te tu lasciali fare a Totti”. Era così, diretto».

Che altro “sbrocco” ricorda?

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«Una volta, in pullman, stavamo andando allo stadio e a piazzale Clodio trovavamo sempre un tizio affacciato in balcone, che esibiva un grande bandierone della Lazio, e non faceva altro che insultarci. Luciano fece fare inversione al pullman e tornò indietro verso quel balcone».

E il tizio?

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«Sparito, e anche la bandiera. Non si è fatto più vedere. Quel pullman era pieno di storie, con quella gente dentro, un mix di intellettuali e “stupidi”, leggeri».

(Il Messaggero)

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