Il prossimo 8 marzo Bruno Pizzul spegnerà 80 candeline. Il telecronista friulano si racconta alla Gazzetta dello Sport toccando vari argomenti: da Baggio alla strage dell'Heysel, fino al Var "Ho avuto una carriera fortunata e lunga con cinque Mondiali e quattro Europei. Purtroppo non ho avuto il piacere di esultare per un trionfo azzurro, però mi hanno ripagato le vittorie dei club".
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Pizzul: “Facchetti un amico, Baggio il preferito. La strage dell’Heysel, il Var…”
Il telecronista si racconta alla Gazzetta dello Sport
BAGGIO: Mi ha conquistato la vocazione a divertire e divertirsi nonostante i gravi infortuni patiti in avvio di carriera. Perciò eleggo lui a preferito e solidarizzo con la madre di Ulivieri che un giorno scacciò il figlio reo di aver messo Robi in panchina: in questa casa non entra chi non fa giocare Baggio!”.
Lei in diretta dovette gestire quella tragedia di Bruxelles del maggio 1985.
“È l’episodio che vorrei poter cancellare dalla mia vita perché ferisce la mia coscienza di uomo. Fu un qualcosa di inammissibile, di inaccettabile”.
La “Gazzetta” commentò: Juve, restituisci questa Coppa insanguinata.
“Anche io trovai eccessiva l’esultanza dei giocatori sotto la curva, sarebbe stato più opportuno depositare la Coppa sul prato, davanti alla gradinata crollata. Ma a caldo era difficile capire come gestire al meglio l’allucinante situazione”.
I suoi amici fra i giocatori?
“Facchetti, Danova, Rivera quelli frequentati di più. Ma ho vissuto un’epoca in cui i calciatori e i cronisti andavano a braccetto, si giocava a carte. Intervistare Rocco ad esempio era spesso molto divertente. Oggi sono mondi lontanissimi perché le squadre vivono in isolamento. Ma ho l’impressione che i rapporti siano difficili anche fra i giocatori. Al di là della tavolata negli orari canonici ognuno ha le sue cuffiette, il suo mondo. È difficilissimo per un tecnico creare un clima di complicità, solidarietà”.
Più divertente il calcio odierno o quello di ieri?
“Oggi molte partite annoiano. I calciatori sembrano omologati, nessuno tenta di uscire dagli schemi è un calcio muscolare e tattico, il talento è difficilmente esprimibile. Il calcio che ho commentato io si muoveva su ritmi più conciliabili con l’estro, l’imprevedibilità e quindi produceva quasi sempre spettacolo”.
È favorevole al Var?
“Dico di sì a fatica. Lo riserverei agli errori davvero clamorosi e sui fuorigioco non starei a calcolare i 5 centimetri del ginocchio o del piede oltre la linea. Non esageriamo, dai”.
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