Tutti prosciolti. Si è conclusa con un nulla di fatto l'inchiesta sulle presunte plusvalenze fittizie per alcuni club italiani, di Serie A e non solo. Ci va giù duro la Repubblica in edicola questa mattina: "Inutile girarci attorno: la sentenza è una sconfitta monumentale per il procuratore federale Giuseppe Chinè. Che aveva avuto il coraggio di sfidare quel sistema consolidato. Ma che s’è infranto su un approccio almeno superficiale: ha deciso di “inventare” di sana pianta un sistema di valutazione fondato su criteri che avrebbe voluto oggettivi, ma che certo non può valere come valutazione retroattiva".
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Plusvalenze, sconfitta monumentale per Chinè: troppi errori nell’inchiesta
La Repubblica in edicola questa mattina fa chiarezza sui motivi del buco nell'acqua dell'inchiesta sulle plusvalenze nel calcio italiano
Un errore pagato con la vanificazione dell'intero lavoro: "Non un algoritmo, ma un “modello di valutazione” quasi algebrico. Persino banale. E poi ha preteso di accreditarlo mettendo i valori ottenuti per i giocatori a paragone con le valutazioni del sito Transfermarkt . Lo ha usato come fosse il benchmark del mercato del calcio. Quando, per stessa ammissione dei fondatori, determina le valutazioni attraverso le discussioni nel forum degli utenti. La procura ha invece ignorato società di rating dei calciatori come Standard Football, che collabora con molti club di Serie A, o il sistema del Cies: metodi decisamente più scientifici. Magari l’esito sarebbe stato lo stesso, ma certo le difese avrebbero avuto vita meno semplice nello scardinare le accuse".
Ma non è tutto. Prosegue il focus del quotidiano: "Il peccato originale dell’intera inchiesta è non aver condotto una vera indagine. Le migliaia di pagine di atti sono in realtà una enorme scatola vuota. Il procuratore non ha ascoltato i calciatori coinvolti, nemmeno chi aveva rilasciato dichiarazioni pubbliche utili almeno a suscitare dei dubbi. Basta rileggere l’intervista del calciatore Luigi Liguori, uno dei giovani che il Napoli ha mandato al Lille nell’affare Osimhen, valutandolo 4 milioni, che ora gioca in campionati dilettantistici e che a questo giornale raccontò di non essere mai stato in Francia, dal club che lo aveva formalmente acquistato, rescindendo dopo un solo anno quel contratto".
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