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Podolski: “Bayern favorito. Lukaku out? Non è un problema. Bello vedere l’Inter al top”

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Le dichiarazioni dell'ex attaccante nerazzurro alla vigilia della sfida di Champions League contro il Bayern Monaco

Alessandro De Felice

Sono bastati sei mesi. È durata appena metà anno l'esperienza di Lukas Podolski, 37enne attaccante tedesco di origini polacchi, all'Inter, un periodo in cui l'ex Bayern Monaco e Arsenal si è innamorato dei colori nerazzurri.

Alla vigilia della sfida di Champions League tra Inter e Bayern Monaco, il doppio ex ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport.

Domani la Champions. Pensa che questo Bayern sia troppo superiore all’Inter?

"Ho visto le partite dell’Inter, però prima del derby. Sono bravi. Ma se vedi il Bayern, non ci sono novità: vincono sempre, come nell’ultimo decennio. Per l’Inter sarà molto difficile. Il Bayern ha tante qualità".

Per esempio?

«È andato via Lewandowski e non se ne è più parlato. Poi hanno fatto due pari e subito a dire che non doveva partire. Ma la forza del Bayern è questa: crea sempre tante occasioni, fa sempre tanti gol, è stato così nel passato e lo sarà nel futuro, perché il loro gioco è sempre offensivo, pericoloso. E non importa se davanti c’è il giocatore x o y. Il Bayern segnerà sempre tanto».

E l’Inter è senza Lukaku.

"Sì, ma ci sarà Edin Dzeko che conosce il Bayern anche se non è quello contro cui ha giocato in Bundesliga. I tedeschi però si ricordano di lui, sanno che ha sempre grandi doti. Edin saprà essere pericoloso, non sarà un problema per l’Inter l’assenza di Lukaku. Sarà una partita avvincente, appassionante. E sulla carta il Bayern è favorito, ma non deve pensare di avere già i due match in tasca. L’Inter è cresciuta molto in questi anni, dentro e fuori dal campo. Il marchio Inter è diventato ancora più importante. È bello vedere che il club è tornato in Champions, ha vinto e lotta per lo scudetto".

Il Bayern però ha una serie di tre vittorie su tre a San Siro nelle coppe. Le ricorda qualcosa?

"Nel 2006 c’ero anch’io. E segnai. Di destro. Dribblando il portiere, che era Julio Cesar. Feci il mio primo gol in Champions proprio nel tempio di San Siro e di destro. Ero un ragazzo. Pazzesco".

Non avrebbe immaginato che 9 anni dopo sarebbe diventato interista. Perché andò male?

"Quando arrivai nel gennaio 2015 l’Inter non era al punto di adesso, stava cambiando pelle, anche a livello dirigenziale. L’errore è stato accettare il trasferimento in inverno. Non mi sono mai piaciuti i prestiti di sei mesi, sono arrivato che ero anche malato. Non ho trovato la forma subito, il tempo è poco e la gente - in generale, tifosi e addetti ai lavori - non ha avuto pazienza con me. Dovevo andare bene subito e segnare 10 gol (ne fece uno in 18 presenze, ndr), ma non è sempre facile, magari vai bene per tre stagioni poi cali per due mesi ed è tutto brutto. Però mi è rimasto molto di quell’esperienza e l’Inter è sempre gentile con me".

Cosa intende?

"Ho una fondazione benefica che aiuta l’infanzia disagiata, mi hanno mandato dei pacchi con del materiale, maglie e altro, da distribuire. Non posso pensare di odiare l’Inter perché quei pochi mesi sono andati male".

E i suoi amici della bocciofila le saranno ancora grati: ma era una mossa pubblicitaria?

"No. Io voglio conoscere anche le città e le persone, nei luoghi dove gioco. Voglio avvicinarmi alla gente, non soltanto quella del mio lavoro, anche facendo una partita a bocce al circolo, come è successo a Milano. È stato bello".

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