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La Fiorentina non gioca una finale di Coppa, di qualsiasi Coppa, da nove anni. Non ne vince una da 22 anni e anche quella volta aveva poco da rallegrarsi, il fallimento era dietro l’angolo. In questo lungo periodo l’Inter ha vinto una Champions League, sei scudetti, cinque Coppe Italia, 6 Supercoppe d’Italia e un Mondiale per club. Se stasera contasse solo la fame, non ci sarebbe partita. Invece conteranno anche altri fattori. Quello tecnico, prima di tutto. E se contasse solo questo aspetto, non ci sarebbe partita, ma alla rovescia. Più forte, più completa, più ricca (soprattutto in panchina) l’Inter della Fiorentina. Conteranno anche l’esperienza delle due squadre e dei due allenatori e anche in questo caso i viola partono indietro.
Ma sono 90 minuti, al massimo 120 più i rigori, e un’ora e mezzo dura molto meno di un campionato intero che finora ha fissato in 16 punti la distanza fra le due squadre. E poi il campionato ha detto un altro paio di cose che i due allenatori non sottovalutano. L’Inter ha perso 12 partite, segno che Inzaghi non è riuscito a eliminare qualche difetto nella sua squadra: cali di tensione? Errori individuali? Scelte sbagliate? L’Inter ha perso lo stesso numero di partite della Fiorentina, del Monza, del Bologna e del Torino. La grande Inter delle coppe non può avere 20 punti in meno del Napoli. La seconda indicazione è data dagli scontri diretti di questo campionato. A Firenze vittoria all’ultimo tuffo dei nerazzurri, in una partita folle, piena di gioco e di errori su tutt’e due i fronti: 2-0 per l’Inter, 2-2, 3-2 per l’Inter, 3-3, e alla fine il gol di Mkhitaryan al 95’, in contropiede... A Milano vittoria della Fiorentina che, memore di quanto era accaduto all’andata, una volta in vantaggio ha fatto un passo indietro, si è protetta con l’inserimento di Ranieri con la difesa a tre (un inedito per Italiano) e ha portato a casa i tre punti.
Si giocherà rincorrendo questi pensieri, cercando di risolvere queste incertezze. L’Inter non cambierà stile, un buon palleggio in attesa del corridoio giusto per lanciare Lautaro, mentre la Fiorentina sarà quello schizzo di follia dell’andata o quella squadra attenta e accorta del ritorno? La zona rossa per i viola è spostata davanti alla difesa, all’incrocio delle traiettorie di Barella e Calhanoglu. Toccherà ad Amrabat il lavoro più duro, dovrà evitare che Martinez Quarta e Milenkovic si ritrovino in un duello diretto con Lautaro e Dzeko: nell’uno contro uno, a campo aperto, sarebbe un problema fermarli tutte le volte. Sul lato opposto, servirà la massima attenzione di Darmian e Bastoni per evitare i tagli dall’esterno al centro, con palla al piede, di Gonzalez e Ikoné. Inter favorita, ma la Fiorentina non parte battuta. E poi, per tutt’e due, ci sarà il tempo per le altre coppe. Un finale di stagione così è davvero esaltante”, si legge.
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