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A che punto del percorso siamo?
«Luciano è talmente bravo che con la capacità gestionale, sua e dello staff a cominciare da Buffon, sta riuscendo a formare un gruppo così granitico da permetterci di sopperire al divario di talento rispetto alle nazionali che ne hanno di più».
Durante la sua gestione da ct uno studio tecnico della Figc prefigurava la possibilità che l’Italia non si qualificasse più per il Mondiale.
«Si erano messi a ridere, ma noi lo studio lo avevamo fatto e purtroppo non mentiva: nel 2018 e nel 2022 al Mondiale non ci siamo andati. Certo, poi sbagli un rigore ed è imponderabile, ma si tratta di dettagli».
L’eccezione è l’Europeo vinto nel 2021 da Mancini?
«No, quell’Italia lì giocava benissimo. Arrivò al torneo con grande sicurezza nei propri mezzi. La aiutò un po’ di fortuna, il fuorigioco a volte è questione di 20 centimetri. Però il bel gioco era innegabile e va riconosciuto, insieme al fatto chemolti giocatori riuscirono a dare in quel mese molto più di quanto ci si potesse aspettare. E i talenti, Chiesa devastante e Donnarumma straordinario, furono eccezionali».
Questi ultimi due ci sono ancora.
«Loro due e Barella, che è sempre più un centrocampista completo. Ha molta sicurezza e la trasmette: va a pressare, ha intuito, va a concludere, ha grande personalità».
La difesa con Bastoni regista e Calafiori novità è la formula giusta?
«Si capirà di fronte ad attaccanti più forti di quelli dell’Albania. Spalletti sta formando una squadra vera, come un club, in cui ognuno fa la corsa in più per un compagno. E nessuno è imprescindibile».
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