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L’Atalanta è stata uno straordinario serbatoio per i grandi club. Ha l’impressione che la Serie A sia diventata l’Atalanta della Premier League?
—«Forse sì, ma puoi farcela lo stesso. Il progetto non deve essere solo economico, ma tecnico».
E ora con i soldi arabi?
—«Per 4-5 determineranno certe scelte, ma non hanno futuro. C’è l’immediato. Non troveranno Ronaldo o Benzema ogni anno».
Tre italiane finaliste nelle Coppe: è un miracolo o no?
—«No, non lo è. Vuol dire che hanno strutture societarie e tecniche capaci. Bisogna ripartire da lì. Penso a tre giocatori simbolo. Barella per l’Inter: ha spirito, carattere e determinazione da protagonista. Bonaventura per la Fiorentina: ha fatto una stagione pazzesca tecnicamente e come leader. Dybala per la Roma: se lo avesse avuto al 100% tutto l’anno avrebbe fatto qualcosa di straordinario. Puoi avere mille schemi, ma lui ti dà la cosa più importante nel calcio: l’imprevedibilità».
Maldini che va via dal Milan, la Juve che rischia le Coppe: è un segno dei tempi?
—«Una bandiera che ha riportato lo scudetto e non trova l’accordo sorprende. Bisogna capire che cosa vogliono questi che sono fondi d’investimento. Ricordiamoci che vogliono guadagnare. Sulla Juve dico solo che a livello d’immagine per il calcio italiano non è bello, però esistono le regole e vanno rispettate».
Deve lavorare più il Milan o la Juve per risalire?
—«La Juve. Deve cambiare rotta nelle scelte. Due o tre grandi campioni ok, poi ci deve essere una base solida che lavora per loro. Altrimenti, più talentuosi metti, meno squadra sei»
Se il Napoli vendesse Kim e Osimhen, resterebbe sempre la squadra da battere?
—«Dovrebbe esserci una legge che obbligasse il Napoli a vincere lo scudetto una volta ogni 3-4 anni. È stata una festa così bella da aver coinvolto tutti... Se la squadra rimane così, può arrivare anche in finale di Champions. Spalletti ha creato qualcosa di irripetibile. Ma se arrivassero richieste irrinunciabili, hanno dimostrato di saper scegliere le persone giuste per mantenere competitività».
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