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Troppo dipendente da?
—«Per quello che si è visto oggi, da Leao. Nel primo tempo il Milan ha avuto quasi il 70% di possesso palla ma ha concluso poco, ha permesso all’Inter di essere impietosa nei ribaltamenti di fronte e quell’essere teoricamente padrone del gioco in realtà ha finito per penalizzare Leao. Che nell’unica vera azione in profondità, con due tocchi è andato in porta. Quando fai tanto possesso, gli spazi si chiudono: puoi essere un campione quanto vuoi, ma se non c’è spazio...».
Invece l’Inter quegli spazi li ha trovati anche troppo facilmente.
—«Pressing delle punte: molto coordinate, con tempi perfetti nell’aggressione. Grande densità in mezzo. Riconquista palla e ripartenze dritti per dritti in porta: l’hanno giocata così e l’hanno vinta così, in verticale. E’ stata la prima chiave della partita».
La seconda?
—«Thuram. Non ricordo un esordiente in un derby così impattante: forse Sneijder nel 4-0 del 2009, ma non aveva segnato. E’ stato devastante: ogni volta che partiva, lo faceva con due marce in più. Ma oltre alla velocità ci ha messo anche la lucidità di trovare sempre, dopo tanto correre, pure gli spazi giusti».
Chi le ricorda?
—«Non mi piace paragonare le caratteristiche. Però è il prototipo di una seconda punta classica ma completa, moderna. Svaria, lo trovi a destra, a sinistra, in mezzo: con questa condizione fisica per tutta la stagione, può diventare la sorpresa dell’anno».
Sorpreso da un Lautaro così altruista?
—«L’ho trovato molto maturato, ma forse è più giusto dire maturo. Ha giocato per la squadra dal primo all’ultimo minuto, da capitano: cercando il gol, ma anche di creare opportunità per compagni. Lui una caratteristica non la perderà mai: vuole segnare, gioca per segnare, e infatti quel rigore voleva tirarlo, si è visto benissimo. Ma poi è andato a esultare con Calhanoglu, visto?».
Era giusto che nella ripresa Pioli passasse al 4-2-3-1?
—«Quando devi cambiare la partita per recuperare, ti giochi anche il tutto per tutto. Ma se metti quattro punte e l’Inter riparte in quel modo straordinario... Anche perché, si è visto chiaramente, l’Inter sta anche molto bene fisicamente».
Per questo non ha funzionato il cambio di Pioli?
—«Per questo e perché hanno funzionato i cambi di Inzaghi, produttivi al cento per cento: vigore, fisicità, e la partita è finita lì. Simone ha accettato la variante del Milan senza sentire la necessità di cambiare assetto. Non ha stravolto il centrocampo, anzi l’ha anche migliorato. E poi ha messo Arnautovic, uno che là davanti lotta, tiene la palla, e così ha dato anche più libertà a Lautaro».
Ma lei, al quinto derby su cinque perso nel 2023, crede che sia subentrato anche un blocco psicologico, nel Milan?
—«Può capitare se la squadra è la stessa, ma ora il Milan ha molti giocatori nuovi. No, non c’entra la testa».
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