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Ha notato che Thiago Motta tende spesso a citarla come modello di riferimento?
—«Modello è una parola da non scomodare. Io e lui abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto. L’anno scorso andavo ogni tanto a Bologna perché mio figlio lavorava per il club quindi ci incrociavamo, facevamo due chiacchiere. Fin dalle prime partite ho capito che quella squadra poteva andare lontano. Dissi a mio figlio che gli avversari difficilmente avrebbero trovato le contromisure. Non era facile capire come giocava quel Bologna. Thiago non è un giochista rigido, da tre tocchi, triangoli e profondità sempre quella. No. Il suo è un principio di calcio basilare. Vogliamo tutti giocare la palla, vogliamo tutti occupare gli spazi, ma lui lo fa con equilibrio. E poi lascia la libertà. Zirkzee era un giocatore da scoprire, da far crescere e lui l’ha fatto diventare regista della parte offensiva riuscendo anche a fargli far gol. È stata un’intuizione geniale, geniale. Calafiori aveva sempre giocato a sinistra, lui l’ha messo centrale nonostante le critiche e le diffidenze iniziali. Questo significa che gli allenatori bravi sono ancora importanti».
(Corriere dello Sport)
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