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Prohaska: “Italia favorita ma occhio ad Arnautovic. Mourinho? Uomo giusto per la Roma”

Herbert Prohaska

Herbert Prohaska, ex centrocampista austriaco di Inter e Roma, ha parlato così a La Gazzetta dello Sport in vista di Italia-Austria

Matteo Pifferi

Herbert Prohaska, ex centrocampista austriaco di Inter e Roma, ha parlato così a La Gazzetta dello Sport in vista di Italia-Austria:

«È sicuramente un incontro difficile, giochiamo contro l’Italia che già prima dell’inizio dell’Europeo era una delle favorite e poi ha mostrato un’ottima condizione. Le prime due partite degli azzurri mi hanno impressionato, la terza non contava e il ct Roberto Mancini ha schierato la squadra B. Però in una gara secca può succedere di tutto e non è un modo di dire».

È sorpreso dall’Austria?

«No, ero convinto che avremmo passato il turno. L’Olanda era la favorita del girone e anche sul campo ha dimostrato di essere superiore, però l’Austria è stata brava nelle partite fondamentali con Nord Macedonia e Ucraina. Riuscire a battere avversari del tuo livello o poco inferiori non è scontato: averlo fatto è un ottimo segnale».

Quali sono il punto di forza e il punto debole dell’Austria?

«È una domanda per l’allenatore e non per un commentatore come me… Scherzi a parte, credo che l’Austria sappia adattarsi alle caratteristiche degli avversari. E anche dal punto di vista individuale, pur non avendo la qualità degli azzurri, la squadra è competitiva: quasi tutti i giocatori sono tesserati per club stranieri, molti dei quali tedeschi. Questo ha consentito di maturare esperienza e di migliorare sotto ogni aspetto. Però contro l’Italia potremo vincere solo se giocheremo davvero al 100%».

Come ha fatto Foda a far crescere la personalità del gruppo?

«Con la forza dei risultati. Il girone di qualificazione è stato buono, il cammino in Nations League anche. Quando una squadra vince guadagna consapevolezza. Si tratta di un percorso importante che Foda sta portando avanti da tempo. Se poi dovessimo uscire contro l’Italia, da quel momento tiferei per gli azzurri».

Cosa le piace dell’Italia?

«Il nuovo stile introdotto da Mancini: un gioco moderno, veloce, in cui la pressione sull’avversario viene portata da tutti i giocatori. E poi la qualità tecnica. Battere l’Italia è molto difficile, anche perché la difesa è sempre eccezionale».

Quale sarà la chiave?

«Per quanto riguarda l’Austria, lo sfruttamento degli episodi che all’improvviso potranno indirizzare o cambiare l’incontro. Penso ai calci piazzati, a un’espulsione, a tutte quelle variabili che a volte consentono alla squadra meno forte di vincere. Naturalmente l’Austria dovrà giocare al massimo, coprire bene gli spazi e… avere fortuna».

Quale giocatore di Foda potrebbe fare la differenza?

«Arnautovic. Magari non riesce a tenere i novanta minuti, ma è un attaccante che ha qualità. Poi mi piace molto anche Sabitzer: sa fare bene le due fasi di gioco».

Ha nostalgia dei suoi anni «italiani»?

«Eh sì, tanta nostalgia. Ero giovane… Quelli sono stati gli anni più importanti della mia carriera. In Italia sono diventato un professionista vero. Ricordo con gioia lo scudetto vinto con la Roma (nel 1983): i tifosi aspettavano da 41 anni quel momento. Credo che Mourinho sia l’uomo giusto per i giallorossi: il suo calcio in Serie A può funzionare. Sono affezionato alla Roma e all’Inter: Mourinho ha vinto tutto con i nerazzurri, chissà che non riesca a sollevare qualche trofeo con i giallorossi».

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