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Giulio Mola analizza sulle pagine di QS la situazione societaria dell'Inter, alla luce del caso Icardi e della sua relativa gestione. Scrive il giornalista: "Aspettando i risultati dal campo (De Boer in sette giorni ha tre partite, fra coppa e campionato, per salvare la panchina e allontanare i fantasmi mediatici di Rudi Garcia, Pioli e Blanc) c’è da capire come si muoverà la società. «E’ un grande caos in cui non voglio entrare», aveva sentenziato ieri all’ora di pranzo
Massimo Moratti, evitando di rispondere alle domande sulla querelle Icardi-Curva Nord. In realtà quella dell’ex patron è stata una “non risposta“ che ha avuto più peso di un giudizio. Una patata bollentissima da scaricare su altri, ovvero a coloro i quali hanno preso il suo posto."
E qui entra in gioco la nuova Proprietà:"Già nelle scorse settimane lo stesso Moratti, spalleggiato da Tronchetti Provera, aveva ribadito che «sarebbe necessaria una maggior presenza del gruppo Suning a Milano». Quanto accaduto negli ultimi giorni, in campo e fuori, non fa altro che confermare il legittimo pensiero di chi è stato al timone nerazzurro per alcuni lustri: l’Inter di oggi ha una Proprietà con due anime, una assente, disattenta e che pensa ed una ben visibile che agisce. Perché mentre Zhang Jindong (il padrone) ed Erick Thohir (il presidente) assistono passivamente a migliaia di chilometri di distanza, quelli che a Milano devono caricarsi sulle spalle ogni tipo di problema sono i “soliti noti“, ovvero Javier Zanetti (il vicepresidente), Piero Ausilio (il direttore tecnico) e Giovanni Gardini (il direttore generale). E un po’ più defilato Michael Bolinbroke, l’amministratore delegato."
Il caso Icardi - "Consultazione veloce con la proprietà e “carta bianca“ ricevuta da Suning: «Decidete voi cosa fare con Icardi». A quel punto è toccato alla Triade presente sul campo convocare l’argentino (presentatosi a testa bassa e con l’atteggiamento di chi sapeva di dover chiedere scusa) e fargli la “ramanzina“ con provvedimenti
punitivi annessi e connessi. Senza alcun input da parte di proprietà e presidente (altre sono state, nei mesi
scorsi, le interferenze di Thohir: ad esempio la scelta di De Boer come allenatore). Ed è toccato ancora a Zanetti ed Ausilio capire cosa non è funzionato a livello di comunicazione e di controllo del libro, che resta comunque «un fatto assolutamente privato». Una grossa leggerezza da parte di tutti, dunque, a partire dallo stesso Icardi «che - garantisce la dirigenza - ama l’Inter, mai ha pensato di lasciarla e mai la lascerà»."
(QS)
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