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Raffo: “Retegui, da esterno ad attaccante. Potente e preciso, mi ricorda Vieri”

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L'ex coordinatore del settore giovanile del Boca Juniors racconta chi è il centravanti convocato da Mancini

Fabio Alampi

Il nome del momento è quello di Mateo Retegui: l'attaccante del Tigre è la grande novità proposta da Roberto Mancini, che lo ha convocato per i prossimi impegni dell'Italia. Jorge Raffo, ex coordinatore del settore giovanile del Boca Juniors, racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com le origini del bomber classe '99: "Aveva 15-16 anni, dopo essere stato in qualche altro club argentino, Retegui è arrivato da noi per una prova. Veniva da un periodo in cui aveva lasciato il calcio per l'hockey da prato, lo sport di famiglia. Aveva una fisicità importante ed era molto preciso.

Giocava da esterno e restai impressionato dall'uno contro uno, perché quando trovi un giocatore forte nel saltare l'uomo e in grado di giocare sulla linea laterale si tratta di un grande talento: non è facile giocare lì, in spazi ridotti perché richiede tanta improvvisazione. Credo che l'hockey lo abbia aiutato ad acquisire una grande capacità realizzativa davanti alla porta: era sicuro quando andava al tiro. Per me, quando l'attaccante deve tirare e calcia angolato è un giocatore di élite, al contrario di quello di medio livello che calcia centrale".

Italia Mancini Retegui

"Per la sua capacità di prendere decisioni nello spazio centrale e la sua potenza doveva cambiare ruolo. Con compagni che lo servono nello spazio è mortale per gli avversari. Ne parlammo con lui, che all'inizio non era convinto perché non gli piaceva giocare spalle alla porta, ma la sua mentalità e la sua voglia di migliorare lo hanno aiutato, per le sue caratteristiche fisiche ha capito che avrebbe avuto un futuro migliore da attaccante. Negli ultimi 2-3 anni ha avuto un rendimento impressionante ed è diventato il goleador del calcio argentino: spero che questa esperienza con la nazionale italiana sia utile per la sua carriera. Sono felice per lui, perché è un grande professionista. E glielo dissi già quando aveva debuttato in Primera, che era il suo grande sogno.

Per come attacca lo spazio e per come cerca combinazioni con i compagni, credo che sia simile a Bobo Vieri. È un attaccante d'area. È quella che può essere considerata storicamente la prima punta italiana: meno tecnico di Paolo Rossi, ma sa usare meglio gli spazi".

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