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Raiola: “Potrei comprare la Roma. Inter senza progetto, solo uno scopo. La Juve in B…”

Dario Di Noi

Nel corso dell'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Raiola non ha risparmiato altre critiche alle proprietà straniere di Roma e Inter. Sulla Juve e sulla Serie A in generale, poi, si è espresso così

Nel corso degli ultimi mesi, leggendo le pagine di cronaca sportiva, il nome di Mino Raiola è salito alla ribalta anche per questioni non direttamente legate ai più noti giocatori che assiste. Il famoso agente, ad esempio, si è proposto diverse volte come possibile acquirente della Roma. Nel farlo, ha spesso criticato l’attuale proprietà americana giallorossa, concentrando le sue riserve anche sugli altri investitori stranieri del nostro calcio (Inter compresa).

Nella lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, Raiola è tornato sull’argomento. Queste le sue parole: «Se è vero che ho pensato e penso tuttora di acquistare la Roma? Se la Roma fosse sul mercato, insieme a un gruppo di investitori, potrei comprarla perché sarebbe un progetto interessante. Gli americani per il club giallorosso hanno fatto poco e non credo nel loro progetto. Esattamente come non credevo nel progetto dell’Inter. Cosa non va nella Roma? Per ora ho sentito parlare di un progetto per la costruzione dello stadio, ma non ho visto investimenti come quelli che hanno fatto al Psg o al City. Gli americani hanno speso 300-400 milioni? Non mi sembra... Ho visto acquistare giocatori, ma anche rivenderli. La Roma ha un direttore sportivo (Sabatini, ndr) bravo a scovare i talenti, ma se prima costruisci e poi smonti tutto, come fai a crescere? L’Inter? Finora l’Inter non aveva un progetto e secondo me c’è stata solo... attesa. Attesa che arrivasse qualcuno per comprare il club. Anche in questo caso niente investimenti, ma gestione della società. Adesso ci sono i cinesi che hanno soldi, ma devono avere anche un progetto tecnico e delle idee. Google è stata un’invenzione e non è mica costata miliardi... I soldi da soli non bastano per far bene. Favorevole o meno alla globalizzazione del calcio? Non è questione di essere favorevoli o contrari. L’Italia è un Paese... fermo, che non guarda quello di buono che fanno gli altri, cercando magari di copiarlo. E così gli altri ci hanno mangiato il pane in casa nostra. Ora sta succedendo anche nel calcio con i cinesi. L’Italia deve cambiare. Idem la Serie A. Il calcio è lo specchio della società e della politica. Per tornare competitivi ci vuole una rivoluzione. Non è possibile che non si possano costruire stadi per i tifosi, che non si riesca a rendere sicuri gli impianti e a sconfiggere i violenti. E poi i giovani: bisogna farli crescere bene, dar loro delle opportunità e avere il coraggio di valorizzarli. In Germania lo hanno fatto e adesso quello tedesco è il campionato più giovane d’Europa. Questo risultato, però, lo hanno raggiunto insegnando calcio ai bambini, con allenatori preparati. L’Inghilterra sta facendo gli stessi errori dell’Italia: lì puntano tutto sui diritti tv e poco sui giovani. Per ora hanno i soldi e l’impresa del Leicester è stata bella: dà speranza e fa capire che non solo le grandi possono vincere. Solo la Juve può competere in Europa? La Juve vince perché ha avuto la fortuna-sfortuna di andare in Serie B. Ha ricostruito la sua struttura, si è dotata di uno stadio di proprietà e ha iniziato a investire sul mercato nazionale e internazionale. Altre 4-5 società italiane invece non lo hanno fatto: prendevano i soldi dalle tv e non costruivano niente. Adesso raccolgono i frutti... Nel calcio bisogna cambiare quando sei forte, altrimenti è tutto più complicato. Se penso che qualcosa si stia muovendo in Italia e all'estero? Cosa? Prendete la Fifa: è andato via Blatter e cosa è successo? Niente. E’ stato solo sostituito uno con un altro. Bisogna cambiare il sistema».

(Corriere dello Sport)