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Rakitic: “Roma temibile: Mourinho davvero Special, è top 3 al mondo. E Dybala…”

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Ivan Rakitic parla della finale di Europa League: "Mourinho è un grande che ha già vinto in carriera tutte le Coppe europee e non solo quelle"
Matteo Pifferi Redattore 

Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Ivan Rakitic, capitano del Siviglia, ha parlato della finale di Europa League contro la Roma:

«E sarà ancora più dura. Innanzitutto perché la Roma è guidata da uno dei migliori allenatori del mondo, diciamo nella “top 3”, un grande che ha già vinto in carriera tutte le Coppe europee e non solo quelle... Mourinho è uno stratega davvero “Special”, unico, in tutti i sensi».


E poi cosa la preoccupa della Roma?

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«In generale il collettivo in grado di far fronte a qualsiasi evenienza. E in particolare un giocatore di grande talento, un campione del mondo argentino: Dybala. Giuro che sono rimasto molto sorpreso quando l’anno scorso ho visto che non è stato confermato dalla Juventus. Un avversario molto difficile da contenere. Tecnico, estroso, sgusciante, imprevedibile. È l’attuale cannoniere della Roma, no?».

Se la “Joya” fosse rimasto alla Juve e avesse giocato la semifinale contro il Siviglia, come sarebbe andata a finire?

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«Beh, questo nessuno potrà mai dirlo... Sono discorsi ipotetici, teorici, supposizioni. Io so solo che il mio Siviglia ha centrato la settima qualificazione alla finale di Europa League negli ultimi 18 anni portando sempre a casa il trofeo nelle 6 precedenti occasioni e che Dybala ce lo troveremo in ogni caso come pericoloso avversario il 31 maggio con un’altra maglia, diversa da quella della Juve».

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Qual è stata a suo avviso la chiave della partita di giovedì scorso al “Sánchez-Pizjuán”?

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«Eravamo sotto nel punteggio, ma non abbiamo mai perso la fiducia: sapevamo di possedere i mezzi per ribaltarlo. Poi Mendilibar ha azzeccato i cambi facendo entrare Suso e Lamela che hanno sparigliato le carte. Le loro giocate sono state disequilibranti. Prima l’ex Milan ha firmato il gol del pareggio su assist dell’ex Roma dopodiché nei supplementari l’argentino ha segnato la rete decisiva».

Avrebbe mai immaginato il 21 marzo, quando la società ha licenziato anche il subentrato Sampaoli dopo Lopetegui, di ritrovarsi un paio di mesi dopo in finale di Europa League?

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«Le cose purtroppo non stavano andando per niente bene. C’è stato un momento in cui eravamo addirittura a due punti dalla zona retrocessione. Incredibile: noi invischiati nella lotta per sfuggire alla relegazione. Tre allenatori diversi in sette mesi. Ma il calcio è fatto anche di queste cose...».

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Qual è stato il segreto dell’umile basco Mendilibar?

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«Ha portato il suo contributo di idee parlandoci con estrema franchezza. È una persona che dice pane al pane e vino al vino. Ha riportato il bianco nel bianco e il nero nel nero. Con lui non c’è il grigio chiaro né quello scuro. Discorsi semplici e molto concreti. Senza complicazioni. Ognuno gioca nel proprio ruolo. E ora andiamo a Budapest con il massimo rispetto per la temibile Roma ma fiduciosi di poter regalare ai nostri magnifici tifosi un’altra grande gioia».

 

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