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Qual è stata a suo avviso la chiave della partita di giovedì scorso al “Sánchez-Pizjuán”?
—«Eravamo sotto nel punteggio, ma non abbiamo mai perso la fiducia: sapevamo di possedere i mezzi per ribaltarlo. Poi Mendilibar ha azzeccato i cambi facendo entrare Suso e Lamela che hanno sparigliato le carte. Le loro giocate sono state disequilibranti. Prima l’ex Milan ha firmato il gol del pareggio su assist dell’ex Roma dopodiché nei supplementari l’argentino ha segnato la rete decisiva».
Avrebbe mai immaginato il 21 marzo, quando la società ha licenziato anche il subentrato Sampaoli dopo Lopetegui, di ritrovarsi un paio di mesi dopo in finale di Europa League?
—«Le cose purtroppo non stavano andando per niente bene. C’è stato un momento in cui eravamo addirittura a due punti dalla zona retrocessione. Incredibile: noi invischiati nella lotta per sfuggire alla relegazione. Tre allenatori diversi in sette mesi. Ma il calcio è fatto anche di queste cose...».
Qual è stato il segreto dell’umile basco Mendilibar?
—«Ha portato il suo contributo di idee parlandoci con estrema franchezza. È una persona che dice pane al pane e vino al vino. Ha riportato il bianco nel bianco e il nero nel nero. Con lui non c’è il grigio chiaro né quello scuro. Discorsi semplici e molto concreti. Senza complicazioni. Ognuno gioca nel proprio ruolo. E ora andiamo a Budapest con il massimo rispetto per la temibile Roma ma fiduciosi di poter regalare ai nostri magnifici tifosi un’altra grande gioia».
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