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Conosce molto bene la cultura cinese per aver fatto parte dello staff tecnico di Marcello Lippi al Guangzhou Evergrande, dove ha conquistato quattro titoli nazionali e una Champions League asiatica. L’edizione odierna del Corriere dello Sport lo ha intervistato per ascoltare la sua opinione, visto e considerato che i nel campionato italiano stanno arrivando grandi investitori asiatici:
Rampulla, ma come mai in Cina si punta su allenatori e campioni di esperienza, mentre in Europa gli investitori cinesi prediligono i giovani?
"Adesso la situazione sta un po’ cambiando. Ma per riempire gli stadi quando il fenomeno calcio era ai suoi inizi servivano nomi di un certo calibro come Drogba e Anelka e tecnici di altissimo livello come Lippi, Antic, Scolari, Eriksson... I cinesi puntano molto sull’esperienza, fa parte della loro cultura".
A che punto è l’evoluzione del calcio cinese?
"Il Guangzhou era partito dalla Seconda Divisione e ha vinto 6 campionati di fila... Comprese 2 Champions League asiatiche in 4 anni. Non era mai successo che una squadra cinese arrivasse a questo traguardo continentale. Adesso la Cina può competere con Giappone e Corea che fino a poco tempo fa venivano considerate le super-potenze asiatiche per eccellenza".
Addirittura le squadre di Seconda divisione vanno a ingaggiare come allenatori personaggi importanti come Cannavaro, Ferrara e Seedorf.
"In questo momento il calcio è un vero e proprio status-symbol per i ricchi imprenditori cinesi che vogliono fare bella figura nei confronti del governo centrale. Governo che, come è noto, è molto sensibile a questo nuovo business".
Milan e Inter sono diventati cinesi per questo?
"Certo. Si tratta di un popolo che vuole primeggiare in tutti i settori. I nuovi padroni del calcio intendono farlo senza badare a spese. Ma si rendono anche conto che per creare calciatori sul territorio devono presentare esempi positivi soprattutto puntando sui giovani".
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