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Intervistato dal Corriere della Sera, Claudio Ranieri invita alla prudenza su una possibile ripartenza del campionato: "Ciascuno di noi avrebbe voglia di tornare sul campo. Ma questo è il momento della prudenza. Nessuno sa come reagisce il virus sul fisico di un atleta e se dovesse succedere qualcosa di grave chi se ne assumerebbe la responsabilità?".
"Quindi sarebbe prematuro riprendere gli allenamenti il 4 maggio.
«Sulle date non ci sono certezze. La verità è che ci sono ancora troppi morti e troppi contagiati per ricominciare».
"Calcio e distanziamento sociale non vanno d’accordo...
«Siamo una delle industrie più a rischio proprio perché il nostro è uno sport di contatto. E non vorrei che la fretta ci portasse a commettere degli errori».
"Che cosa non le torna del protocollo?
«È giusto fare tamponi, come i test sierologici. Ma in questo momento c’è gente che ne ha più bisogno di noi. Non possiamo scavalcare i cittadini, non sarebbe né giusto, né etico. Ho degli amici che sono stati ammalati e il tampone non sono riusciti a farlo perché non se ne trovano e perché non ci sono i reagenti. E sul test sierologico, da quello che mi risulta, solo il 29 aprile il governo dirà quale fare. E a noi quando arriverà?».
"Neppure sul lungo ritiro è d’accordo.
«I giocatori sono chiusi in casa da quasi due mesi e stanno dando i numeri. Tra un po’ parlano con i muri... Molti sono da soli, con la famiglia lontana. E dovrei portarli in ritiro un altro mese con la prospettiva di tenerli isolati anche durante le partite? Sarebbero quattro mesi di clausura, non è credibile».
"Qual è lo stato d’animo dei giocatori?
«Non ne possono più di stare rinchiusi. Al tempo stesso hanno dei timori, soprattutto quelli che il virus lo hanno contratto».
"Quindi lei non vorrebbe ricominciare?
«Prima del calcio deve ripartire il Paese. Hanno ragione la Pellegrini e Fognini. Non c’è solo il pallone. Anzi dico di più: essendo il nostro uno sport di contatto, dovrebbe essere l’ultimo a rimettersi in moto, sicuramente dopo le altre discipline per natura più distanziate, come per esempio nuoto e tennis».
"Chiuderebbe qui il campionato?
«Voglio spazzare via ogni incertezza. Sono d’accordo con chi dice che la stagione va finita, così non si arrabbia nessuno. Ma nei termini e nei modi giusti. La salute viene prima di ogni altro interesse. Non bisogna ripartire perché dobbiamo, ma farlo quando siamo certi che tutto andrà bene».
(Corriere della Sera)
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