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Ranieri sull’Inter: “In due mesi smontata la squadra scudetto. Inzaghi bravo ma…”

Foto: Sky Sport

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Claudio Ranieri ha parlato anche della cessione di Lukaku da parte dell'Inter

Matteo Pifferi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Claudio Ranieri ha parlato anche della cessione di Lukaku da parte dell'Inter oltre che del campionato, pronto a partire.

Dove eravamo rimasti?

«Eravamo rimasti all’immagine degli stadi vuoti e ora invece saranno riaperti: ritroviamo il calcio che conosciamo. Eravamo rimasti anche alle immagini del trionfo di Wembley e al grande risultato dell’Italia di Roberto Mancini: un capolavoro».

Trentaquattro giorni dal successo di Londra e la Serie A ha salutato Lukaku, approdato al Chelsea per la cifra record di 115 milioni di euro.

«L’addio di Conte è stato il segnale di quello che sarebbe accaduto. Via Conte, Hakimi e Lukaku: in due mesi l’Inter ha smontato la squadra dello scudetto».

Che cosa si perde con la partenza di Lukaku, oltre a un’impressionante cifra di gol, ben 64 in due stagioni?

«E’ andato via un punto riferimento fondamentale. Lukaku non è solo una forza della natura e un cannoniere di livello mondiale: era anche una delle pedine essenziali del gioco interista. Per Inzaghi è un inizio in salita, ma Simone è bravo. Mi aspetto una reazione importante».

Si può dire che perde anche la Serie A con l’addio del belga?

«Certo e non è bello per il nostro movimento».

Come uscire dalle secche del Covid, dopo aver sprecato la formidabile occasione del fondo d’investimento CVC Capital Partners, che dopo il “NO” dell’Italia ha ricoperto d’oro la Liga spagnola?

«Penso che le società debbano essere oneste con i tifosi e dire: la nostra industria è in difficoltà, per superarla puntiamo sui giovani. Occorre un messaggio totale, di sistema. Credo che il popolo del calcio, con milioni di cittadini toccati in profondità dalla pandemia, capirebbe. Inutile affermare “voglio vincere”, promettere mari e monti e poi deludere le attese delle persone».

In questo contesto, con il mercato aperto fino al 31 agosto, chi parte in pole position?

«La Juventus. Il ritorno di Allegri ha una sua logica. Credo che a Max non si chieda di vincere la Champions, ma di porre le basi di un rilancio e lui rappresenta una garanzia».

Dietro la Juventus?

«Milan e Atalanta. Il Milan ha un progetto di crescita avviato. Ha preso Giroud, un centravanti di statura internazionale. Mi auguro che torni ad alti livelli Ibrahimovic, un fuoriclasse che pretende sempre il meglio da se stesso e dai suoi compagni. L’Atalanta ha certezze consolidate: il calcio di Gasperini, un presidente super intelligente che non carica mai la piazza, una società abilissima nella scelta dei giocatori. Quando perdono un campione, sanno come rimpiazzarlo. C’è un enorme lavoro di analisi e di scouting. L’Atalanta è un club modello».

Dietro questo trio?

«Il Napoli, con il ritorno di Spalletti, mi intriga. Insigne viene da uno splendido Europeo: è il leader consacrato. Il Napoli ha dimostrato nella gestione di Gattuso di essere solido: lotterà per la Champions. La Roma è partita benissimo perché ha preso un allenatore vincente dall’oggi al domani, fatto più unico che raro in una piazza come questa. Ora però mi pare che Mourinho non sia stato accontentato. Sono stati acquistati Rui Patricio, Vina e Shomudorov, ma manca qualcosa anche se il vero colpo, senza nulla togliere agli altri, potrebbe rivelarsi il ritorno di Zaniolo dopo quasi due anni di tormenti. Mourinho è un condottiero: sono sicuro che con José anche la Roma lotterà per entrare in Champions».

La Lazio?

«Il calcio di Sarri non s’inventa da un giorno all’altro. Bisogna dare a Maurizio il tempo giusto per cambiare pelle a una squadra che aveva memorizzato idee e sistemi di Simone Inzaghi».

 

 

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