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Razzismo, Sancho: “L’odio non vincerà mai. A chi ha subito insulti di questo tipo…”

Gianni Pampinella

La lunga lettera aperta postata sui social da Jadon Sancho

"Mi sono preso qualche giorno per riflettere sulla finale di domenica scorsa e tuttora provo un miscuglio di emozioni. Vorrei chiedere perdono ai miei compagni, allo staff tecnico e, soprattutto, ai tifosi che ho deluso.

Questo è, sicuramente, il peggior sentimento che ho avvertito nella mia carriera, ed è difficile spiegarlo con le parole". Comincia così una lunga lettera aperta postata sui social da Jadon Sancho, uno dei tre calciatori che hanno sbagliato i rigori nella finale europea di Wembley e che poi hanno subito raffiche di insulti, molti dei quali a causa del colore della loro pelle. "Ma in questo torneo ci sono stati tanti aspetti positivi, da cui trarre degli insegnamenti, anche se pensiamo che questa sconfitta continuerà a farci male per parecchio tempo".

"Il mio primo pensiero prima di qualsiasi partita - continua Sancho - è 'oggi posso aiutare la squadra?' 'oggi segnerò o creerò delle occasioni?' E questo è esattamente ciò che avrei voluto fare con il mio rigore: aiutare la mia squadra. Ero pronto, e fiducioso nel tirarlo. Questi sono i momenti che uno sogna da bambino, e per i quali gioca al calcio, le situazioni di pressione in cui vuoi stare come calciatore. Ho segnato rigori a livello di club, mi ci sono esercitato innumerevoli volte con il club e la nazionale, e quindi ho scelto il mio angolo, però questa volta ero destinato a non fare centro".

Detto che "tutti avevamo le stesse ambizioni e lo stesso ambizioni, volevamo portare a casa quel trofeo", Sancho passa al tema che più gli sta a cuore: "non farò finta di non aver percepito gli insulti razzisti che i miei fratelli Marcus, Bukayo (Rashford e Saka ndr) e io abbiamo subìto dopo la partita, però purtroppo non c'è nulla di nuovo. Come società dobbiamo migliorare e responsabilizzare queste persone. Ma l'odio non vincerà mai. A tutti i giovani che hanno subito abusi di questo tipo, dico di continuare ad andare in giro a testa alta e che continuino ad inseguire i loro sogni". "Sono orgoglioso - conclude - di questa nazionale inglese e di come abbiamo unito tutto il paese dopo 18 mesi che sono stati difficili per tanta gente".

(ANSA)