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Recalcati: “Inzaghi come un fratello maggiore. Juve? Chiaro complesso di superiorità”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Massimo Recalcati, lo psicanalista ha parlato della sfida tra Inter e Juve
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Massimo Recalcati, Lo psicanalista più famoso di Italia, saggista e scrittore di successo, interista, ha parlato della grande sfida con la Juventus:

Cosa è per lei l’Inter?

«È stato mio padre a trasmettermi questo amore, erano i tempi della Grande Inter. Ricordo da bambino le vittorie in Coppa dei Campioni. Il bianco e nero in tv dava un elemento solenne e quella squadra ancora mi commuove. L’Inter era il legame più forte con lui. Ancora oggi quando sogno l’Inter, sogno sempre qualcosa che ruota attorno a mio padre».


Lautaro: che lettura dà alla sua esplosione?

«Lautaro non è Maradona, ma ha un tratto maradoniano, l’inclinazione pulsionale a segnare, a raggiungere il gol anche dove non sembra possibile. Tiene insieme tecnica e forza in modo raro. In ogni argentino c’è una prodigiosa capacità di sognare, ma la sua esplosione è legata alla fedeltà alla maglia. È la differenza psichica profonda tra Lautaro e Lukaku: la fedeltà. In questo, l’escalation di Lautaro mi ricorda quella di Zanetti. L’identificazione alla maglia potenzia la prestazione e fa guadagnare leadership nel collettivo».

Recalcati: “Inzaghi come un fratello maggiore. Juve? Chiaro complesso di superiorità”- immagine 2

Che tipo di “padre” è Simone Inzaghi?

«Conte incarnava la dimensione più ferra e autoritaria della paternità, Mourinho quella messianico-carismatica. Inzaghi occupa invece la posizione di un fratello maggiore. Guida la squadra, ma è in grado di esserne al tempo stesso parte. In realtà, il merito di Inzaghi è quello di fare giocare bene. Io l’ho sempre sostenuto anche nei momenti più difficili».

La seconda stella è l’ossessione che brucia?

«Non ho in mente la stella, ma l’ebbrezza della vittoria. In certi momenti l’Inter è all’altezza delle più forti al mondo. Ora ha continuità. Sarei felice vincesse il campionato, manca da troppo».

Ha scritto di relazioni anche conflittuali. Cosa rappresenta per un’interista la Juventus?

«Io spero sempre che l’Inter giochi bene, il godimento del bel gioco è impagabile. Nella mentalità del tifoso prevale, però, tendenzialmente, il godimento della vittoria anche giocando male. Allegri è il paradigma di questa mentalità. Nell’immaginario collettivo, non solo interista, la Juve è la squadra del potere, del sistema, dell’abuso e del privilegio. Quella di oggi, tolti un paio di talenti veri come Chiesa e Vlahovic, non mi piace per niente...».

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La diverte sentire parlare di lepri, cacciatori, guardie, ladri...?

«La Juve soffre di un chiaro complesso di superiorità. È il suo problema da sempre. Nel bene e nel male. L’Inter soffre invece di una inclinazione masochistica: lavora talvolta, con piacere, contro se stessa. Come se vi fosse un senso di colpa indecifrabile. Un vero mistero. È il cuore di ogni personaggio tragico. Pensi solo a come abbiamo perso due anni fa lo scudetto col Milan...».

Per chiudere: chi è favorito domenica?

«La Juve. Vince la Juve. Si fa cosi, no? Meglio tenere un profilo basso, bassissimo perché quest’anno siamo davvero molto forti...».

 

 

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