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Regina Baresi: “L’Inter scelta di vita, segnata dall’arrivo di Ronaldo nel ’97. Il derby…”

Matteo Pifferi

Il capitano dell'Inter Femminile ha parlato al Corriere della Sera

Lunga intervista concessa da Regina Baresi al Corriere della Sera. Il capitano dell'Inter Women ha parlato anche di derby.

Regina Baresi, 28 anni, figlia di Giuseppe e nipote di Franco, capitano dell'Inter donne, qual è il suo più antico ricordo legato al calcio?

"Le foto sulle mensole di casa e San Siro: da quando papà si è ritirato, mi ha sempre portata allo stadio".

La prima volta?

"Ero piccolissima, avrò avuto 5 anni".

L'episodio calcistico che l'ha segnata di più?

"L'arrivo di Ronaldo all'Inter nel giugno 1997, il momento in cui ho deciso che avrei fatto la calciatrice. Con la maglia numero 9 come lui".

Anche lei ha cominciato giocando contro i maschi?

"A scuola e all'oratorio, per forza. Al momento di fare le squadre avvertivo sempre una certa diffidenza: venivo scelta per ultima. A 12 anni sono entrata nelle giovanili dell'Inter Milano e lì eravamo tutte femmine".

Derby del cuore?

"Nessuno in particolare, ne ho visti talmente tanti..."

Come si viveva la vigilia del derby in casa Baresi? Chi somatizzava di più l'attesa?

"Mio papà e lo zio si sentivano al telefono, magari ci scappava la battuta ma erano due grandi professionisti, quindi nessuno sfottò".

E mamma in tutto ciò?

"Anche lei calciofila sfegatata, sennò come resisteva?".

Quanto è importante per tutto il movimento aver dotato la Serie A femminile di un derby milanese grazie alla promozione dell'Inter?

"E' stato fondamentale. Uomini o donne, il derby è una partita che fa sempre parlare, fosse solo per il gusto di schierarsi".

Con tutto il rispetto per il Breda di Sesto e il Brianteo, quanto è realizzabile il sogno che le ragazze sbarchino un giorno a San Siro?

"Siamo abituate ai campi piccoli e, al massimo, stadi di provincia. Non deve essere necessariamente San Siro, può anche essere uno stadio nuovo purché ci sia un contorno adeguato, un'ambientazione seria e tante persone a vederci. Oggi non abbiamo un seguito così ampio: San Siro sarebbe quasi sprecato".

L'Inter Women, alla prima stagione in A, dopo la riforma del campionato femminile, galleggia a metà classifica.

"E' una stagione di transito. La squadra è giovane, c'è un allenatore nuovo, ci stiamo tutti ambientando, poi cercheremo di gettare le basi per crescere come gruppo e per raggiungere le squadre di vertice.

Lei gioca in nerazzurro da 14 anni: bandiera come il papà e lo zio.

"Ah, io non mi sposto. Davvero non mi vedo giocare con nessun'altra maglia. Con l'Inter sono anche scesa in Serie B: questa maglia è una scelta di vita".

Lei ha 28 anni: crede che il professionismo del calcio femminile verrà approvato prima della fine della sua carriera?

"Tanti passi avanti sono stati già fatti. Io sarò comunque contenta di aver contribuito".

Un cimelio interista da cui non si separerebbe per nulla al mondo?

"La maglia con cui abbiamo vinto la Serie B l'anno scorso, la maglia di Milito e il pallone della mitica finale di Champions League a Madrid nel 2010".

Pronostico per il derby?

"Guai! Pura scaramanzia".