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E' la giornata giusta per tentare l’allungo dopo aver riconquistato la vetta della classifica. Il calendario offre all’Inter l’occasione per staccare Fiorentina, Napoli, Roma e Juventus opposte dagli scontri diretti incrociati. I nerazzurri invece hanno un impegno più agevole: a Udine contro i friulani che viaggiano nella seconda metà della classifica poco più in alto della quota salvezza. La vigilia di Mancini segue il canovaccio delle ultime settimane: la consueta alchimia di moduli e titolari cambiati. La girandola potrebbe proseguire al Friuli. L’allenatore di Jesi ha provato sia la difesa a quattro che quella a tre. Ha varie opzioni in attacco dove l’unico sicuro di partire dall’inizio è Ljajic autore del gol partita la settimana scorsa contro il Genoa. A fianco del serbo probabile ritorno di Icardi dal primo minuto. E, in caso di tridente, una maglia in palio tra Perisic, Biabiany, Palacio e Jovetic.
La forza di Mancini è proprio questa: è libero di plasmare l’Inter come meglio crede. Ha condotto così la squadra nerazzurra in testa. E si fa rispettare dal gruppo con l’abilità del leader vero che sa concedere un’opportunità a tutti al di là delle gerarchie prestabilite. «A volte si è titolari, a volte si deve partire dalla panchina», spiega Mancini che cerca di mettere Icardi al riparo dalle polemiche. «Mauro sarà il nostro capocannoniere, non ci sono problemi. È un titolare, su quindici partite ne ha giocate tredici. Fa parte della squadra affrontare queste situazioni». È una fase difficile anche per Guarin: «Il suo impiego dipende da come giochiamo. Ma è un elemento importante. Non abbiamo nessuna intenzione di cederlo. Vogliamo tenere tutti, se vogliono restare. A gennaio non dobbiamo cambiare niente».
Conferme sull’interesse per l’attaccante argentino Calleri che però non potrà vestire subito la maglia nerazzurra a causa del passaporto extracomunitario (al massimo potrebbe esserci un prestito intermedio a un altro club italiano). Mancini detta l’agenda del club anche fuori dal campo. Dopo le espulsioni di Nagatomo col Napoli e D’Ambrosio col Genoa, l’allenatore aveva protestato con decisione. Ieri è arrivato l’appoggio convinto di Erick Thohir: «È curioso che l’Inter termini in dieci tutte le partite» si sfoga il presidente nerazzurro nel corso di un’intervista a Mediaset Premium, «non è giusto. Come i nostri giocatori, il nostro staff e il tecnico Mancini rispettano gli arbitri, così è giusto che gli arbitri rispettino il gioco e la partita. È importante per gli arbitri mantenere la partita divertente e corretta. Il buon arbitro non vuole essere al centro dell’attenzione, perché è parte del gioco». Sostegno massimo, pressione minima: «Il primo posto è una cosa positiva» continua Thohir, «ma il nostro obiettivo rimane quello di andare in Champions League». In questo momento in Serie A nessuno è libero di lavorare tranquillo come Mancini.
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