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Repubblica – Acciaio Inter! Sotto di un goal i nerazzurri reagiscono e vincono…

Come in un romanzo di formazione, traghettandosi dall’adolescenza alla maturità. Conoscere d’un colpo le punture acidule della sofferenza, dopo aver pensato di poter gonfiare il petto al mondo, fin quasi ad abbassare lo sguardo per non...

Francesco Parrone

Come in un romanzo di formazione, traghettandosi dall’adolescenza alla maturità. Conoscere d’un colpo le punture acidule della sofferenza, dopo aver pensato di poter gonfiare il petto al mondo, fin quasi ad abbassare lo sguardo per non mostrare il proprio imbarazzo. Farsi imporre gioco e iniziativa dall’avversario, subirne il talento, concedere campo, ritrarsi fin davanti alla propria area. Andare sotto nel punteggio, per la prima volta quest’anno. Eppure non sentirsi perduti, e anzi tirarsi fuori dal baratro da soli, solo mettendoci il fuoco che serviva, alzando gli occhi e puntandoli addosso al nemico, che si scompone e paga due sbavature decisive, di Neto e Mati Fernandez. Infine ritrovarsi ancora felici e vincenti, abbracciati al fischio finale mentre Mazzarri fugge negli spogliatoi, e secondi in classifica. Mammamia. 

Nella quinta puntata della saga del suo anno di rinascita, l’Inter impara qualcos’altro di sé, ovvero che il suo sistema da combattimento è assai perfettibile perché soffre oppositori che la buttano sulla tecnica pura, mentre modificando l’assetto e alzando il baricentro tutto diventa più facile. La Fiorentina paga assenze gravi, soprattutto quella di un centravanti di ruolo, e un difetto di personalità che Montella dovrà correggere. L’avvio è illusorio, con pressing col sangue agli occhi di Alvarez su Ambrosini e conclusione dopo 45” di Nagatomo: Neto blocca l’unico tiro in porta del primo tempo.

Poi è Fiorentina, e Inter ad arrancarle dietro senza riuscire a contrattaccare. Quello viola è un pensiero di tiki taka, un’ipotesi di dominio basato sul possesso palla, cui però fa difetto la velocità d’esecuzione negli ultimi trenta metri dove l’Inter sa chiudersi a protezione, come da spartito mandato ormai a memoria. Borja Valero e Aquilani non riescono acambiare passo ma il loro gran lavoro, con l’assistenza ai fianchi di Joaquin e Fernandez, impedisce a Guarin e Taider di ripartire e a Jonathan-Nagatomo di arare le fasce. Inter bloccata, a parte un paio di contropiede avventurosi (il massimo della produzione è un esterno rete di Taider) e anzi intimidita perché appena si allunga la Viola schizza via in contropiede, lei: Handanovic deve vigilare su Rossi (11’) e Joaquin (21’) lanciati in corsa, poi Joaquin spedisce a lato un altro destro incrociato (27’).

Lo stallo e la sofferenza nerazzurra si protraggono fin nel cuore della ripresa, quando la Fiorentina passa dopo un incrocio pericoloso di J a centro area su cross di Alonso: Juan Jesus trattiene Joaquin ed è rigore, che Pepito trasforma con lucidità. Solo ora Mazzarri modifica: Kovacic e Icardi rilevano gli interni flebili di stasera (il pubblico becca Guarin che risponde) e l’Inter sale, aggredisce, furoreggia, finché Neto perde un pallone su corner, mischia, Campagnaro di testa e capolavoro di Cambiasso, stop e strepitosa rovesciata in rete da centravanti acrobatico. Non c’è la curva (che spara petardi da fuori) ma San Siro ruggisce lo stesso dimostrando di saper badare a se stesso, la Fiorentina si flette pagando lo scotto del suo stesso possesso palla eppure ha ancora una fiammata (Handanovic decisivo su Ilicic al 35’), finché su un cross di Alvarez è Mati Fernandez che si fa uccellare dal palleggio di Jonathan che spara il destro della catarsi sotto la traversa. Alzare gli occhi al mondo, ora: stanno diventando adulti e forse il campionato ha ritrovato una protagonista.