Nella primavera del 2015, Domenico Berardi aveva i numeri di Messi ed era destinato a somigliargli. Aveva appena fatto il suo trentesimo gol in Serie A dopo appena vent’anni e 9 mesi di vita: quasi come la Pulce, che ci aveva messo quattro settimane di meno. Eravamo nell’ambito di una rarissima precocità di talenti ugualmente rari. All’epoca, Berardi aveva segnato, nello stesso lasso di tempo (due campionati di A e uno di B), il doppio del quasi coetaneo Dybala , che però aveva il doppio di voglia di andare alla Juve e infatti ci andò mentre lui, da sempre controllato dai bianconeri anche quando il cartellino era interamente del Sassuolo, rifiutò di partire per Torino prima una volta e poi e un’altra, spaventato dall’idea di giocare poco ma, a quanto pare, soprattutto di giocarsela.
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Repubblica – Berardi, dal ‘nuovo’ Messi al record di espulsioni. La Juve lo ha scaricato…
Trenta gol in A a 20 anni e 9 mesi. Poi il mistero. La Juve lo ha scaricato, chiedendo al Sassuolo di non mandarlo altrove
Tre anni dopo, il più grande talento del calcio italiano dell’ultimo decennio è perso in un mistero. Il suo record, adesso, è la sesta espulsione in carriera, corredata da 52 ammonizioni in cinque stagioni e mezzo e da un rigore sbagliato su tre (5 su 16) in serie A. Di lui spiccano due cose: la sfiatata mestizia che ha spento il suo modo di giocare e gli scatti di nervi che troppo spesso ne scuotono l’apatia.
(Fonte: Emanuele Gamba, la Repubblica 27/2/18)
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