L’estate scorsa la Juve lo ha scaricato definitivamente (non prima di aver sostanzialmente invitato il Sassuolo a non venderlo a qualcun altro: e se si fosse risvegliato?), irritata dai due dinieghi che il giocatore le ha opposto. Secondo quanto riporta la Repubblica, a Torino si sono arresi, convinti che da un carattere così inaccessibile non si sarebbe mai sprigionata l’ambizione che il ragazzo sembra non possedere. «Gli manca il senso della sfida, ha paura di uscire dal suo mondo» dicono di lui, che si è felicemente rifugiato nella gabbia dorata di Sassuolo dove ha tutto quello che desidera (una fidanzata che ama, uno stipendio lussuoso, un microcosmo su misura) perché davvero non sembra desiderare null’altro.
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Però c’era un tempo in cui nella gabbia si esibiva un fuoriclasse, uno che da diciannovenne segnò 4 gol al Milan, mentre adesso si agita uno sciatto replicante. Berardi non è più lui dall’infortunio al ginocchio del settembre 2016, che lo stroncò nel suo momento migliore: rientrò dopo quattro mesi, ma senza più l’istintiva genialità che lo animava prima. E lo ha ulteriormente depresso la separazione da Di Francesco, una sorta di secondo padre, il solo che sia riuscito a trovare la
combinazione della sua cassaforte emotiva. Quella che forse pure lui stesso ha perduto.
(Fonte: Emanuele Gamba, la Repubblica 27/2/18)
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