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Repubblica – Con Thohir è una vera Internazionale. Ecco gli obiettivi…

Francesco Parrone

La milanesità fugge via dall’Inter, arrivano proprietari esotici. Di fortemente meneghino rimane il Milan, con Silvio Berlusconi ancora al comando, anche se negli ultimi due anni Fininvest avrebbe sondato il mercato alla ricerca di...

La milanesità fugge via dall’Inter, arrivano proprietari esotici. Di fortemente meneghino rimane il Milan, con Silvio Berlusconi ancora al comando, anche se negli ultimi due anni Fininvest avrebbe sondato il mercato alla ricerca di possibili compratori: per ora non se ne sono trovati, ma non si può mai dire e in ogni caso prima o poi qualcosa cambierà anche lì. Di sicuro all’Inter è già in atto la rivoluzione. All’inizio morbida, coi tempi giusti e senza entrare a piedi uniti in una realtà nuova, poi via via più incisiva, perché tante cose dovranno cambiare. Il club sarà molto meno italiano e molto più asiatico, ma anche più americano. Una vera Internazionale. Il problema del club di Moratti, negli ultimi anni, è stato individuato da tempo anche dai nuovi proprietari, e non solo dai soliti scocciatori della critica: l’Inter si è arenata, nei conti e in campo, per l’inadeguatezza di un management che ha letto con lentezza i cambiamenti in atto nel mondo del calcio, rimanendo ancorato a un modello gestionale che non era più compatibile con i tempi, e con la crisi economica.

Thohir e i suoi uomini, per quel poco che finora trapela, hanno in animo di introdurre un modello manageriale tipicamente statunitense, con professionisti e consulenti che già hanno lavorato con Thohir ai Philadelphia 76ers nell’Nba e al DC United della Mls. I primi passi saranno quelli di snellire i quadri: nell’Inter lavorano circa 200 persone, e con ogni evidenza non tutte vengono ritenute necessarie dai futuri proprietari. Tira aria di sforbiciamenti (come in qualsiasi azienda italiana, del resto, ahinoi) in tutti i settori: tecnico, dirigenziale, commerciale, legale, amministrativo.

Si dovrà assolutamente rilanciare il marketing, aprendolo ovviamente ai mercati asiatici che sono il vero obiettivo diThohir: i ricavi dell’Inter in questo settore sono esattamente la metà di quelli del Milan, tanto per fare paragoni adeguati (quelli del Real o del Manchester United sono incommensurabili, neanche a parlarne), quindi è un dato inaccettabile. Bisognerà fare di più. Come poi Thohir e i suoi vorranno far coincidere il necessario risanamento di un club che accusa passivi da 70 milioni all’anno con il rilancio sul piano tecnico, è questione scottante e tuttora sul tavolo. Si sa che l’indonesiano ha affidato a varie società di consulenza il compito di individuare, sul mercato italiano ed europeo, i profili di dirigenti sportivi e tecnici che potrebbero fare al caso dell’Inter. L’idea è quella di puntare in futuro su giovani di qualità per la squadra, e su dirigenti che abbiano dimostrato in passato capacità e talento nell’individuare giocatori dal sicuro avvenire, o dal sicuro rendimento, senza incidere troppo sui costi del club. Si ripartirà così, dunque, senza voli pindarici, senza la possibilità - almeno all’inizio - di partecipare ad aste per l’acquisto di Bale o di Rooney.

Sarà un’Inter più manageriale e oculata, ecco. Che dunque faticherà dannatamente per farsi accettare dai tifosi. A occhio, il nuovo che avanza non avrà grande appeal, e almeno nei primi tempi la nostalgia di Moratti, dei suoi errori ma anche della sua grandeur, sarà canaglissima.