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Repubblica – Contro il Napoli si è vista un’Inter feroce, Sarri resta ingabbiato

Come all’andata, la capolista costretta allo 0-0 dalla tela di Spalletti. In una settimana ha perso 5 punti dalla Juve

Francesco Parrone

Ha provato persino con l’ipnosi, ma è stato come giocare a battimuro. O forse qualche muro, qualche liscia inquietante parete al proprio fianco, il Napoli ha cominciato a scoprirli dentro di sé, chissà se di improvvisa sfiducia o di rassegnazione serpeggiante, quando ha capito, da un paio di settimane o poco più, che la Juventus è davvero d’acciaio e riacchiapparla, ora, sarà più difficile che provare a scalfirla. San Siro e questo 0-0 amarissimo, che vale in fondo niente, è un’altra tappa dello sdrucciolamento, segue la sconfitta contro la Roma, racconta che nelle ultime due gare il Napoli ha perso 5 punti dalla Juve, che ora è sicuramente secondo come non capitava da dicembre, solo che all’epoca non era dietro la Juve. Secondo la Repubblica si è trovato di fronte un’ Inter ferocissima nel perseguire il suo obiettivo, quello di non uscire sconfitta e di cercare la beffa in contropiede, come da manuale del gioco all’italiana nella sua espressione più cinica e antica, ma anche il piano di Spalletti ha funzionato a metà: ha tenuto in difesa come all’andata, per carità, ha avuto uno Skriniar troneggiante e il sacrificio in copertura di tutti, ma ha confermato di vivere un momento terrificante nella qualità del gioco offensivo, con Icardi ancora assente e gli ex dioscuri Candreva-Perisic sempre persi nei loro viaggi interiori, e al tempo stesso ha perso altri due punti dal Milan senza guadagnarne su Roma e Lazio.

Il Napoli è stato uguale a se stesso in modo quasi sciatto, senza variazioni di ritmo e senza genio, ed è stato il suo peccato più grave. Il tema della partita era scontato, col possesso palla di Sarri a cercare pertugi nell’arrocco interista, innervato in zona centrale da Brozovic dedito ai rilanci e non più da Vecino. Ciò che era più difficile prevedere è stata la ripetitività ossessiva del palleggio del Napoli, nel primo tempo qualcosa di ipnotico, una miriade di tocchi sul breve senza che il pallone si spostasse in modo efficace. Un palleggio che era un mantra e che presto è stinto in una giaculatoria, infine ha sbracato in una nenia, fatta di 507 passaggi alla fine del primo tempo, in media per arrivare a mille. Ma pur ripassando tutto Euclide e Pitagora, esplorando ogni possibilità di triangoli, di rette e di bisettrici, unendo tutti i puntini come bravi scolari, i sarriani sono rimasti a cuocere nel loro stesso brodo: mancava sempre un tempo di gioco per superare lo sbarramento, mancava il colpo di genio, la variazione, l’uno contro uno che spalancasse uno spazio, una speranza. Niente. L’ Inter ha macinato la sua gara di sbarramenti e raddoppi e di ariose aperture sulle fasce per ribaltare il fronte, ma senza esiti offensivi, col povero Rafinha, lui abituato al calcio del Barcellona, che doveva vivere un sicuro straniamento esistenziale, ritrovandosi circondato da gente che aveva sempre la palla e lui a dover rincorrere, cucire, rilanciare, e senza averne la condizione atletica.

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"(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 12/3/18)

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