Alla fine il Governo ha deciso lo stop per il Decreto crescita: le conseguenze per i club della Serie A in vista del mercato
Alla fine il Governo ha deciso lo stop per il Decreto crescita. Nessuna concessione al calcio nemmeno la “mini proroga” fino al 29 febbraio, invocata dai club di A per sfruttare i vantaggi della fiscalità agevolata almeno nella sessione di mercato di gennaio. Come sottolinea la Repubblica, se l’indicazione sarà confermata, per i prossimi acquisti dall’estero si applicheranno le norme della fiscalità generale.
"Negli scorsi giorni, la Lega di Serie A ha inviato un dossier al governo, in cui sottolinea alcuni dati, a partire dal più importante: senza il decreto, per l’anno 2022, i club avrebbero pagato 150 milioni di tasse in più. Troppo pochi, nella visione della Serie A, per avere un effetto profondo sui conti dello Stato e motivare un cambio di rotta".
"Il Milan in estate ha portato in Italia Loftus- Cheek, Chukwueze, Pulisic, Okafor, Musah e Reijnders, con un risparmio complessivo sulle imposte di oltre 5,5 milioni. Un risparmio simile lo ha avuto l’Inter, che ha beneficiato della norma per Bisseck, Klaassen, Pavard, Sommer e Thuram. La Juventus ha acquistato all’estero Weah, per cui a fronte di 2 milioni di stipendio netto paga un lordo di 2,6 che senza il decreto crescita sarebbero 3,7".
"Senza proroga, il mercato di gennaio si preannuncia gramo. Per l’Inter che progetta di sostituire Cuadrado con il canadese Buchanan del Bruges, per la Juve che guarda all’estero dovendo rimpiazzare Fagioli e Pogba, per il Milan in cerca di una punta, per la Roma che vuole Chalobah o il Napoli che segue Højbjerg del Tottenham. Probabilmente, a parità di condizioni, i club si rivolgeranno al mercato interno, ecco perché l’Assocalciatori da settimane spinge per l’abolizione dei benefici: «Finalmente italiani e stranieri competono sullo stesso piano», dice il presidente Umberto Calcagno".