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Repubblica – Disagio Mancini, con l’Inter è matrimonio senza passione

Francesco Parrone

L'Inter parte oggi per gli USA, ma il tecnico non è soddisfatto dell'attuale momento societario

La Repubblica si occupa del caso Mancini, alle prese con il suo futuro. Dal mercato ai rapporti con i cinesi, è gelo con l'Inter"E' diventato un matrimonio senza passione, quello tra Mancini e l’Inter. Si sono rimessi insieme da un anno e otto mesi ormai, ma la fiamma del ritorno si è spenta: evidente il disagio del tecnico, ambigua la posizione della Beneamata.

E infatti lui chiederà chiarezza a Zhang Jindong, quando lo vedrà il 27 luglio a New York (oggi la squadra parte per gli States): «Ho incontrato la nuova proprietà una volta sola e per un’ora. Così è difficile fare le valutazioni. Anche perché non parliamo la stessa lingua». Infatti in quella occasione,

il 28 giugno, Mancini parlò in inglese con Thohir, con gli altri dirigenti cinesi solo strette di mano. Giusto il tempo di capire che non gli avrebbero preso nessuno dei giocatori richiesti: Zabaleta, Candreva e soprattutto il suo adorato Yaya Touré, dal tecnico personalmente contattato.

«Resta uno dei migliori centrocampisti del mondo, chi lo critica non capisce nulla», la stoccata del Mancio. Anche con Candreva era stato trovato l’accordo, poi è arrivato il veto di Suning: non si possono spendere 25 milioni per un giocatore di 29 anni, meglio investirne 35 sul 19enne Gabriel Jesus, talento del Palmeiras tutto da sperimentare in Europa. Punti di vista. A Mancini interessa il giusto che l’Inter vinca in futuro: lui vuole vincere subito, e per riuscirci «servono grandi giocatori, più ne hai e meglio è. Accanto a loro, i giovani possono crescere».

La sua idea era Yaya Touré trequartista, con Banega e Kondogbia davanti alla difesa nel 4-2-3-1: «Ormai abbiamo perso l’occasione di prenderlo», bofonchia inconsolabile. L’anno scorso lo coinvolgevano nella campagna acquisti, stabiliva lui gli obiettivi, adesso invece deve prendere atto delle decisioni degli altri: «Non so chi sia la figura di riferimento sul mercato». La nuova proprietà ha spedito il manager Kia Joorabchian a Lisbona per strappare Joao Mario allo Sporting, missione fallita. E comunque l’arrivo del portoghese avrebbe comportato la cessione di Brozovic: tutto da dimostrare che l’Inter nel cambio ci guadagnasse. A Mancini sarebbe piaciuto Berardi, ma il Sassuolo rispetta i patti con la Juve. E il malumore del tecnico monta: «Ho sempre detto che amo troppo questa società per poterla tradire. Non sarò mai un peso: come dissi a fine campionato, se qualcuno non mi vuole sono pronto a farmi da parte», le sue parole al Guerin Sportivo.

Intervista non recentissima, ma concetto ancora valido. Non ha intenzione di dimettersi, Mancini, però al nuovo proprietario chiederà conto di questa raggelante sensazione di isolamento che prova. Vuole capire se lo hanno lasciato sulla panchina dell’Inter solo per il contratto da 4,7 milioni netti fino al giugno prossimo. Le voci su Simeone, Prandelli e Leonardo sono arrivate anche a lui, ovvio. Lo conforta essere tra i candidati alla panchina dell’Inghilterra: «L’accostamento fa piacere», dice. Ci pensa anche la Russia, Mancini preferirebbe due campioni per la sua Inter: «La proprietà lontana non è un problema, pensiamo a conoscerci e a lavorare in sintonia, poi affronteremo anche il futuro. Ma le premesse sono buone». Quando il matrimonio non funziona più, ci si riempie di bugie".

(Fonte: Giulio Cardone, La Repubblica 16/07/16)